Accogliere noi stessi

Se riusciamo ad avere lo stupore di essere vivi, se riusciamo ad avere lo stupore di fronte all’esistenza, se riusciamo a essere come un bambino piccolo che accetta la vita non come una sopportazione ma con intensità, accogliendola veramente così come gli viene giorno per giorno senza porsi nemmeno domande, con la gioia di esistere, tutto diventa più vivibile.

Accogliere noi stessi prima di tutto è accogliere la vita con stupore, con semplicità, con gioia. Poi vedremo come accogliere le gioie, le sofferenze, la malattia, le difficoltà, il prossimo e tutto il resto; ma come momento di partenza, dovrebbe forse esserci questa capacità di stupirci di vivere. Se accogli la vita, accogli te stesso; se accogli la vita, oltre ad accogliere te stesso, oltre a credere in te stesso, con i tuoi limiti e con le tue difficoltà, ma anche con le tue possibilità reali e con i tuoi talenti, accogli la storia.

E il pensiero ci porta nuovamente a orizzonti ampi, immensi: perché la vita è storia, è la storia di tutti gli uomini, di questa umanità di cui facciamo parte: è la storia del cammino dell’umanità: di questo fiume d’umanità che passa intorno a noi, passa con noi, è stato prima di noi, sarà dopo di noi.

Questo esistere dell’umanità non è solamente un sopravvivere, non è casuale; è veramente una “storia”, un disegno provvidenziale che si manifesta nei modi più strani e per noi forse impensati; è un muoversi dell’umanità da un’origine a un punto di arrivo, lungo un percorso che la Provvidenza in qualche modo segna, e ci aiuta a percorrere, pur con le difficoltà, pur con le incertezze che ci sono.

Essere convinti che questa storia sia veramente densa di significato, vuol dire accettare di capire le difficoltà degli uomini, le loro imperfezioni, i loro peccati, vuol dire essere fratello con gli altri, accogliere non solo noi stessi ma anche gli altri nella loro concretezza, per quello che sono realmente.

da “Progetto” (ora “NP”), 1992, n. 8

Giorgio Ceragioli

NP Marzo 2022