Vita da Covid

Pubblicato il 10-11-2020

di Pierluigi Conzo

I dati di un sondaggio globale sul benessere di migliaia di persone in 26 Paesi hanno rivelato come la pandemia stia influenzando la soddisfa­zione delle persone riguardo la propria vita. Si tratta di uno studio condotto dall’Imperial College di Lon­dra, in partnership con il Sustainable Development Solutions Network (SDSN), YouGov ed il World Happi­ness Report, che include oltre 120.000 risposte raccolte in 3 settimane, tra il 27 aprile e il 14 giugno. Il sondag­gio sta raccogliendo approfondimenti settimanali da più di 20 Paesi, moni­torando come i comportamenti e gli atteggiamenti del pubblico in relazio­ne a Covid-19 si stanno evolvendo nel tempo.

Per misurare il benessere, agli inter­vistati viene chiesto di segnalare quan­to sono attualmente soddisfatti della propria vita utilizzando la cosiddetta Cantril Ladder: si chiede agli individui di valutare se stessi su una scala da 0 a 10, dove 0 rappresenta la peggiore vita possibile e 10 la migliore. I risul­tati mostrano che in Occidente i Paesi più colpiti dal Covid-19 sono general­mente più infelici di quelli con tassi di mortalità per malattia più bassi. I Paesi occidentali che segnalano i livelli più bassi di soddisfazione di vita includo­no Italia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito, che hanno anche tassi di mor­talità Covid-19 più alti. Un risultato certamente non sorprendente. Più interessante, invece, il dato relati­vo alla fiducia nel sistema sanitario: in tutti i Paesi esaminati, le persone che hanno più fiducia nella capacità del proprio sistema sanitario di risponde­re al Covid-19 dichiarano anche più alti livelli di soddisfazione di vita ri­spetto chi, in media, ha meno fiducia nel sistema sanitario.

Inoltre, il report mostra che i giovani ed i disoccupati sono tra coloro che più hanno risentito del Covid-19. In particolare, i giovani sembrano meno soddisfatti della vita. Ciò contrasta nettamente con i dati raccolti prima della pandemia, che in generale mo­strano che la soddisfazione di vita se­gue un andamento a U con l’avanzare dell’età: si riscontrano, in genere, livelli di felicità più alti per giovani e anziani, mentre livelli più bassi sono osservati per le persone di mezza età. Se non sembrano emergere differenze di genere (secondo le stime degli au­tori, uomini e donne sono ugualmen­te soddisfatti della vita), i disoccupati mostrano una soddisfazione di vita inferiore a quella degli occupati. L’ef­fetto della disoccupazione è di circa un punto percentuale, leggermente su­periore a l’effetto della disoccupazione stimato prima del Covid-19. Incrociando i dati sulla disoccupazio­ne con il genere emerge che gli uomini disoccupati dichiarano in media livelli di soddisfazione di vita inferiori ri­spetto a quelli dichiarati dalle donne disoccupate. C’è da aggiungere che i tassi di disoccupazione sono partico­larmente alti per le donne; differenza che, secondo gli autori, contribuisce a spiegare perché le donne ora non sono in media più felici degli uomini, come riscontrato invece in studi pre Covid. Una disoccupazione più elevata con­tribuisce anche ai livelli medi di sod­disfazione della vita più bassi osservati rispetto ad altri rapporti raccolti prima del Covid-19.

Il report mostra risultati di dati ag­gregati e non è possibile, ad esempio, indagare il ruolo che altri fattori gene­ralmente importanti per la felicità pos­sano aver avuto durante il Covid-19: tipologia di lavoro più atta al telelavo­ro, numero di figli, tipologia di welfare state e politiche di childcare, capacità delle famiglie di connettersi alla rete, supporto sociale… Tra i molteplici articoli scientifici sul Covid-19 alcuni affrontano nel dettaglio i fattori di cui sopra. Non ci resta che attendere i ri­sultati!

Pierluigi Conzo
NP ottobre 2020

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok