L’immigrato della porta accanto

Pubblicato il 11-01-2024

di Pierluigi Conzo

Quando la conoscenza diretta favorisce integrazione, comprensione e convivenza

Non è un film di Özpetek, ma il titolo di un articolo scientifico pubblicato su una prestigiosa rivista economica americana. Come spesso accade, l’economia tende a “invadere” tematiche che, storicamente, appartengono ad altre discipline. In questo caso si tratta della psicologia sociale e del tema del “contatto” tra nativi e immigrati.

Più nello specifico, in questo caso, gli autori analizzano gli effetti dell’esposizione prolungata a gruppi di immigrati sulla generosità, sulle attitudini e sui comportamenti dei nativi, dimostrando che la presenza di tali gruppi induce comportamenti e atteggiamenti più positivi nei confronti di questi ultimi.

Chi conosce la vasta letteratura psicologica sul tema guarderà a questo risultato come la scoperta dell’acqua calda. Il fenomeno della reazione avversa (backlash) alla presenza di “non-nativi”, ha attirato l’attenzione di psicologi sociali fin dagli anni ‘50, quando Allport (1954) avanzò l’ipotesi che gli effetti del contatto tra gruppi dipendessero dalla natura dell’interazione. Ricerche più recenti hanno confermato tale ipotesi.

Tuttavia, il contributo degli autori è senz’altro rilevante, anche solo per il fatto che, finalmente, (anche) gli economisti iniziano a spiegare comportamenti socio-economici, come la donazione, la fiducia, gli atteggiamenti verso gli immigrati e le preferenze per la redistribuzione, ponendo l’accento sulla natura della relazione che l’individuo sviluppa, nel tempo, con chi è percepito come membro di un altro gruppo.

I ricercatori misurano la presenza di gruppi immigrati negli Stati Uniti utilizzando la variazione nel numero di residenti di una contea con una specifica origine straniera. Inoltre, essi valutano la generosità dei nativi verso specifici Paesi stranieri utilizzando dati individuali provenienti da due grandi organizzazioni caritatevoli che canalizzano donazioni a numerosi Paesi colpiti da disastri in Sud America, Africa, Asia e Oceania. I risultati mostrano che la presenza di lungo periodo di gruppi di immigrati aumenta la generosità dei nativi verso tali gruppi, riduce i pregiudizi e aumenta il contatto personale e la conoscenza diretta. Questo suggerisce che l’esposizione quotidiana a persone di discendenza straniera ha un impatto positivo sulla formazione delle opinioni e dei comportamenti dei nativi. Tali effetti positivi sembrano piuttosto significativi. Ad esempio, l’assenza di una diaspora haitiana negli Stati Uniti avrebbe comportato una diminuzione del 51,3% delle donazioni da parte dei bianchi americani verso Haiti dopo il terremoto del 2010.

In aggiunta a questi risultati, gli autori analizzano in dettaglio i meccanismi che guidano tali cambiamenti tramite un’ampia indagine rappresentativa. Quest’ultima si focalizza su un gruppo specifico, gli arabo-musulmani e mira ad approfondire le dinamiche attraverso cui l’esposizione prolungata a questo gruppo influenza atteggiamenti e comportamenti dei nativi. Anche in questo caso, i risultati dimostrano che una maggiore esposizione a residenti di discendenza arabo-musulmana aumenta significativamente le donazioni verso i Paesi arabi.

Gli autori hanno identificato due possibili canali: primo, una maggiore presenza arabo-musulmana aumenta l’interazione diretta tra i nativi e questo gruppo, favorendo la creazione di legami personali, come amicizie, rapporti di vicinato o di lavoro; secondo, questa esposizione aumenta la conoscenza degli arabo-musulmani, riducendo le stereotipizzazioni negative e i pregiudizi verso l’islam.

In conclusione, questa ricerca è soltanto l’ultimo di una lunga serie di contributi scientifici che dimostrano come la presenza di gruppi immigrati può avere un impatto positivo sulle relazioni interculturali, migliorando la generosità, riducendo i pregiudizi e aumentando la conoscenza diretta tra nativi e immigrati. Un contributo importante per comprendere come la diversità possa arricchire le società, promuovendo una convivenza armoniosa basata sulla comprensione reciproca.

Pierluigi Conzo

NP Dicembre 2023

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