La scintilla della curiosità
Pubblicato il 13-02-2024
Ogni bambino ha diritto a un’istruzione di qualità, ma troppo spesso ciò che manca nelle aule scolastiche è la scintilla della curiosità, che può stimolare studenti e studentesse all’apprendimento. In un mondo in cui sempre più bambini e bambine frequentano le scuole nei Paesi in via di sviluppo, il crescente tasso di partecipazione scolastica non sempre si traduce in risultati di apprendimento soddisfacenti.
Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista di economia americana, American Economic Review, ha preso in analisi questo il dilemma educativo “partecipazione-performance”. Più nello specifico, gli autori hanno esaminato il legame tra curiosità e apprendimento, valutando l’impatto di un approccio innovativo volto ad accrescere la qualità dell’istruzione.
L’indagine evidenzia le sfide affrontate nell’istruzione dei Paesi in via di sviluppo, sottolineandone la bassa qualità dovuta a scarsa preparazione degli insegnanti, classi sovraffollate e mancanza di materiali didattici adeguati. Tuttavia, invece di concentrarsi solo sui problemi, gli autori propongono una soluzione innovativa: coltivare la curiosità dei bambini come chiave per un migliorare significativamente l’apprendimento.
Il cuore di questo programma innovativo è la pedagogia: come insegniamo è altrettanto importante di cosa insegniamo. Gli insegnanti coinvolti in questo programma pedagogico hanno imparato a creare un ambiente di apprendimento coinvolgente, che sia in grado di stimolare la curiosità e sia capace di adattarsi alle esigenze individuali degli studenti e delle studentesse. Basato su recenti scoperte sulle dinamiche neurali della curiosità umana, questo programma si concentra principalmente sull’insegnamento delle scienze nelle scuole elementari e offre agli insegnanti una formazione specifica su pratiche didattiche basate sull’individuazione e l’uso della naturale inclinazione dei bambini e delle bambine per facilitare l’apprendimento. Il programma è stato implementato in due studi controllati randomizzati su larga scala in due province turche, coinvolgendo 134 scuole primarie, 425 insegnanti e circa 11mila bambini di età compresa tra 9 e 11 anni.
I risultati del programma sono stati significativi. Gli studenti e le studentesse coinvolti/e in questo programma sperimentale hanno ottenuto punteggi più elevati nei test scientifici, dimostrando che la curiosità può fungere da catalizzatore per un profondo apprendimento. Ciò che è ancora più sorprendente è che questo effetto positivo è duraturo nel tempo: si riscontrano risultati positivi anche durante la chiusura delle scuole durante la pandemia.
Naturalmente, come misurare la curiosità è una questione complessa, ma il programma ha introdotto, a tal proposito, un metodo innovativo: un compito basato su un incentivo. Per valutare l’impatto del programma, gli autori hanno infatti sviluppato una misura comportamentale che quantifica la curiosità attraverso il desiderio dei bambini e delle bambine ad avere informazioni che suscitano la loro curiosità. Le persone coinvolte in questo programma hanno infatti mostrato una maggiore inclinazione a ricevere questo tipo di informazioni e a trattenere tale conoscenza per un periodo prolungato. Lo studio non solo ha evidenziato un cambiamento nei loro atteggiamenti, ma ha anche mostrato come la curiosità può promuovere la condivisione di informazioni tra gli studenti stessi.
In un mondo in cui la qualità dell’istruzione è cruciale per il futuro di intere nazioni, programmi come questo ci suggeriscono che stimolare la curiosità dei bambini non è solo un modo per migliorare i risultati di apprendimento, ma anche un’opportunità per trasformare il modo in cui insegniamo e apprendiamo.
Questo si applica ad ogni grado di istruzione: esplorare il mondo attraverso la lente della curiosità può consentire a tutti di sbloccare il proprio potenziale d’apprendimento, che molto spesso, invece, resta schiacciato da routine didattiche altamente standardizzate.
Pierluigi Conzo
NP gennaio 2024