Rischio e passione

Pubblicato il 05-02-2022

di Fabrizio Floris

Osservando la campagna elettorale delle città italiane i vuoti che hanno circondando i candidati (poche e selezionate persone) evidenziano in maniera plastica la differenza con le folle degli anni passati. Viene da chiedersi qual è il posto della politica e per converso dell’economia nella società. Le folle ci sono, ma non sono più al cospetto della politica perché sembra che gli elettori percepiscano che i processi decisionali che riguardano la loro vita avvengano altrove. A Mirafiori, per esempio, i candidati dei partiti negli incontri pubblici avevano di fronte poche decine di persone, ma sarebbero state centinaia o migliaia se ci fosse stato un imprenditore intenzionato ad offrire posti di lavoro.

È l’effetto della separazione dell’economia dalla società, una frattura che nel corso degli anni ha portato non solo l’economia e la finanza a vivere di “luce” propria, ma ad inglobare in sé la società stessa: plasmandone ideali, linguaggio, fini. Infatti, i fini supremi dell’uomo – scriveva Polanyi – sono il benessere economico e la crescita, non la pace e la libertà.
«Una società imperniata sul mercato, come la nostra, deve trovare difficile valutare correttamente dove finisce l’importanza della sfera economica.
Infatti, non appena le attività quotidiane dell’uomo si sono organizzate attraverso mercati di vari tipi, basati sul movente del profitto, determinati da atteggiamenti competitivi e governati da una scala di valori utilitaristici, la società diviene un organismo che è, sotto tutti gli aspetti essenziali, sottoposto a fini di guadagno. Avendo così assolutizzato il movente del guadagno economico nella pratica, l’uomo perde la capacità di tornare a relativizzarlo mentalmente.
La sua immaginazione è costretta entro vincoli che ne limitano la capacità».

Se si analizza l’economia in una prospettiva storica si nota che essa non è l’unica espressione dei valori condivisi. Altrimenti si rischia di sostituire il credo con il credito, la religione secolare con la fede nei conti in banca, la felicità con lo sviluppo tecnologico. Il capitalismo ha vinto, ma per secoli l’economia era inserita all’interno di logiche e valori sociali (era embedded) è quindi quanto mai necessaria un’azione politica capace di passione e rischio: «la vita, osservava Polanyi, richiede fede e fiducia; la storia è lotta e sconfitta, vittoria e riscatto».
Perché chi sta in periferia non può sempre perdere, non sempre, non per sempre.


Fabrizio Floris
NP novembre 2021

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