Il lungo cammino dei migranti

Pubblicato il 11-01-2024

di Fabrizio Floris

Un flusso ininterrotto lungo le montagne della Val di Susa

La chiamano la “ferrovia sotterranea” come quella del libro di Colson Whitehead e, come nell’Ottocento c’era chi favoriva la liberazione dallo schiavismo, così anche oggi in Italia c’è una fitta rete di associazioni e gruppi che sostiene il cammino dei migranti. Linea d’Ombra a Trieste, i Solidali in Francia, Rifugio Massi, Rainbow4Africa, Fornelli in Lotta e Medu in Val Susa. Offrono pasti caldi, posti letto, scarpe, vestiti, cure, rifugio.

Nel primo pomeriggio Carlo e Alessandra partono da Rivoli dove il gruppo di volontari dei Fornelli in Lotta ha preparato riso, polpette vegane, pasta e crostate salate, poi caricano vestiti, scarpe, cappelli e si dirigono al rifugio Massi di Oulx.

Qui nelle ultime settimane a fronte di una capienza di 70 posti si sono trovati a dover accogliere fino a 190 persone: è l’effetto dell’onda lunga degli sbarchi estivi. Il via vai è continuo, molti passano qualche ora e poi proseguono il cammino, ma la notte la strada da fare è più lunga perché non ci sono autobus fino a Claviere quindi gli ultimi 16 km fino al confine si fanno a piedi, poi bisogna entrare nei sentieri per varcare la frontiera. Anche se – secondo i volontari  – circa la metà delle persone viene respinta alla fine a Briançon, arrivano quasi  ogni giorno 100 persone.

Quello che si vede sostando in uno di questi punti della ferrovia è un flusso ininterrotto di persone, ritmato dall’arrivo degli autobus e dei treni. È un flusso che non si può fermare, basta parlare con questi giovani di 18/20 anni, hanno energia e forza per andare a piedi fino in Alaska. Un Paese democratico non può fermarli con delle leggi, può rallentare, creare delle condizioni sfavorevoli, lasciare che dormano all’aperto, ma andranno avanti.

«Due anni fa – racconta un volontario – una famiglia afgana era arrivata in Francia in pieno inverno, il termometro segnava -2, tutti camminavano silenziosi e i due bambini venivano presi in braccio quando la neve superava il ginocchio. Mi ero chiesto se era la forza della disperazione o quella della speranza ad averli spinti in quel lungo cammino, non lo so, ma come racconta Colson Whitehead: «Buia e ardua è la strada lungo la quale viaggia il pellegrino. Ma oltre questa valle di tristezza giacciono i campi dei giorni infiniti» perché parafrasando Whitehead «a volte l’illusione utile delle persone è meglio della verità inutile dei governi».

Fabrizio Floris

NP Dicembre 2023

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