Nell’altra stanza

Pubblicato il 25-01-2021

di Chiara Dal Corso

Questo affresco che si trova nel Monastero del XIV se­colo di Visoki Decani (Ko­sovo), raffigura l’episodio delle nozze di Cana, (Gv 2, 1-11) con cui Gesù dà inizio alla sua vita pubbli­ca. Qui non è rappresentato il banchet­to, che resta implicito (è rappresenta­to nella parete di fianco); ci troviamo come se fossimo in un’altra stanza dove ci sono i servi e le giare da riempire, dove gli sposi e gli invitati non vanno durante la festa. Qui troviamo Gesù che ascolta la preghiera della Madre: «non hanno più vino».

Mentre lei ancora non formula aper­tamente la richiesta lui già si muove, lui che per amore non può negarle nulla. Anche i servi, al suo fiducioso «fate quello che vi dirà», si mettono a disposizione del figlio, riempiono le giare di acqua e poi ne attingono e ne portano al maestro di tavola. «E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu in­vece hai conservato fino ad ora il vino buono"».

È un “segno” nascosto, di cui i desti­natari non si accorgono. Una festa di nozze senza il vino sarebbe stata non solo una figuraccia per gli sposi e per le loro famiglie ma un vero dispiacere, una festa rovinata.

Probabilmente qualcuno (oltre a Ma­ria) si era accorto che il vino stava scarseggiando, e quindi del disagio che questo inconveniente avrebbe causato, ma nessuno dei commensali si accorge del miracolo. Nessuno lo vede a parte i servi, e intanto improvvisamente quel vino squisito si trova in tavola. In que­sta immagine abbiamo come una “fo­tografia” che ci parla di come il nostro Signore insieme alla sua e nostra Ma­dre lavorano a volte nelle nostre vite. Quando ci viene a mancare il vino – cioè il gusto della festa, la gioia – e ci sono validi motivi per essere preoccu­pati e addolorati, nell’Altra Stanza loro stanno già lavorando a nostra insaputa per farci una sorpresa, per donarci una gioia ancora più grande.

Sta a noi, per prima cosa, beh, quan­tomeno invitarli a casa nostra, tener­li presenti e coinvolgerli nelle nostre “faccende” quotidiane più o meno im­portanti e poi permettere loro di agire, di intervenire. Allora qualunque pro­blema diventerà una grande opportu­nità.

NP Novembre 2020

Chiara Dal Corso

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok