La regina Atalia

Pubblicato il 10-11-2021

di Anna Maria Del Prete

Prima di concludere gli incontri con le donne dell'AT, tutte, in qualche modo meritevoli di aver conservato la fede nel Signore e di averla trasmessa ai discendenti, incontriamo oggi Atalia, l'unica donna che fu a capo del regno di Israele e Giuda.
Nonostante il suo nome "Dio è grande" denoti una fede nel Dio di Israele, ella diffuse il culto del dio di sua madre Gezabele: il dio dei fenici: Baal. Oltre l'idolatria, ereditò dalla madre la cattiveria e la sfrenata ambizione che la rese talmente violenta da uccidere tutti i membri della famiglia reale che in qualche modo costituivano un possibile ostacolo al suo regno.
Un esempio di gestione del potere molto attuale, tipica di persone ambiziose e deboli, totalmente incentrate sulla propria persona.

Ella, dimentica del Dio dei Padri supplì alla sua debolezza imponendosi con gesti di potere e di dominio assoluto. Pochi versetti la descrivono, ma bastano per farne un ritratto di tale violenza da averle procurato il titolo di "sanguinaria".
Figlia del re di Israele Acab sposò Ioram re di Giuda, siglando la pace tra il regno di Israele e quello di Giuda. Convertì il marito che si era conservato fedele al culto dell'unico Dio e il figlio Acazia al culto del dio fenicio, Baal.

Alla morte del marito successe sul trono regale il figlio Acazia e Atalia divenne la regina madre. Acazia regnò un solo anno perché ucciso in una congiura e la madre, per assicurarsi il potere si propose di sterminare tutta la discendenza regale. Ma il suo piano fu boicottato dall'iniziativa di «Ioseba, sorella di Acazia che sottrasse suo nipote Ioas dal gruppo dei figli del re destinati alla morte… e lo nascose ». Al settimo anno del regno di Atalia, per iniziativa del sommo sacerdote e con l'aiuto delle guardie del tempio, il giovane fu presentato al popolo che lo applaudì mentre Ioiada, sommo sacerdote, lo ungeva re di Isarele e di Giuda.

Gli applausi e le grida di esultanza richiamarono la regina Atalia che, stracciandosi le vesti in segno di oltraggio e di sdegno, si diresse verso il tempio gridando «tradimento, tradimento». «Guardò ed ecco il re stava presso la colonna secondo l'usanza»: poche parole descrivono il violento sentimento che si scatenò nella donna tradita dalle sue stesse guardie. Il racconto della sua fine è scarno ed incisivo: «I capi dell'esercito… le misero le mani addosso ed essa raggiunse la reggia… e là fu uccisa» «Tutto il popolo del Paese fu in festa, la città restò tanquilla. Atalia fu uccisa con la spada nella reggia »: poche parole ripetute quasi a meditare la triste fine di questa donna assetata di potere che fu sostituita da Ioas un bambino di 8 anni che ristabilì la dinastia Davidica, interrotta, appunto da una fenicia.

Ho voluto soffermarmi su questa donna per la sua ambigua modernità che la Bibbia tratteggia in modo scarno, ma incisivo. Come poche, essa incarna l'assolutezza del potere, o meglio della brama di potere diffusa ancora oggi, seppure con metodi diversi. L'ambizione smodata che nasconde, come dicevo, una innata debolezza, sacrifica i collaboratori, ma alla fine sacrifica più ancora se stesso, offendendo quelle prerogative di dignità, moralità, giustizia e coscienza, carità e amore che fanno dell'essere umano un collaboratore di Dio nella sua opera di Creatore.
(2Re 11,1-16.20.20)


Annamaria Del Prete
NP giugno / luglio 2021

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