L'imprevisto ci cambierà

Pubblicato il 29-07-2020

di Gabriella Delpero

Giovani e adulti davanti a trasformazioni anche interiori.

La vita è cambiamento. Ma dei molti cambiamenti che si susseguono nell’esistenza di ognuno di noi, soltanto alcuni sono desiderati, at­tesi o almeno previsti o scontati. Altri sono delle semplici e magari urgenti necessità alle quali – che ci piaccia op­pure no – siamo costretti ad adattarci. Così succede che la storia di ciascun individuo consista in fondo in una serie di trasformazioni: si parte ogni volta da una situazione iniziale che viene ad un certo punto sconvolta da un evento che produce un arresto, un danno, una minaccia o una man­canza. Dal sopraggiungere dell’evento in poi, il protagonista cerca di solito di attivarsi per compiere una serie di tentativi volti ad affrontare e (si spera) risolvere il problema. Tutti i racconti, i romanzi, i miti e le fiabe, i cartoni animati e le serie televisive che tanto appassionano, sono fatti così. E anche le nostre singole vite seguono questo percorso.

Italo Calvino scriveva (in Lezioni americane) che «ogni vita è un’enciclo­pedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rime­scolato e ricombinato in tutti i modi possibili». In questi giorni, a partire dalla comparsa improvvisa e dal ra­pidissimo diffondersi nei nostri ter­ritori della pandemia da coronavirus, ci troviamo appunto nel momento in cui un evento imprevisto ha provoca­to un arresto della nostra quotidianità e ognuno deve o prova ad attivarsi e reinventarsi in qualche modo per “reg­gere” all’impatto. Un impatto piuttosto duro e certo inaspettato: quello con la precarietà, la paura, l’angoscia, la pos­sibilità concreta della sofferenza e della morte. E quello con la solitudine, l’iso­lamento, il “distanziamento” forzato dagli altri.

Siamo esseri sociali, fatti per comu­nicare con le altre persone: le paro­le, gli sguardi, gli scambi di ogni tipo mantengono in noi un costante senso di vitalità e di appartenenza al mondo. Ci sembra quindi davvero inconcepi­bile essere costretti a stare prudente­mente a distanza dagli altri, evitarli, allontanarli. E non poter uscire di casa, o passeggiare, correre, muoverci… un’incredibile quantità di banali azioni che davamo per scontate e compivamo automaticamente, ora ci sono preclu­se. Un’urgente necessità ci costringe ad adattarci ad un tipo di abitudini quoti­diane che non avremmo mai volonta­riamente scelto. E ci mette davanti alla necessità di fare i conti con i limiti e le frustrazioni, con l’incertezza e la fragi­lità, con il senso di impotenza e la rab­bia. Inoltre ci espone brutalmente alla tentazione di cercare con accanimento e trovare a tutti i costi un colpevole, qualcuno a cui addossare la colpa di un disastro senza precedenti.

Tutto questo travaglio a quali tra­sformazioni ci condurrà? Probabil­mente a quelle che noi stessi sapremo gradualmente introdurre nelle nostre vite – certo con molta fatica, molti dubbi e molti errori – a partire dalle nostre convinzioni e certezze più pro­fonde, quelle che hanno man mano guidato nel tempo il nostro cammino e le nostre scelte. Scriveva Winnicott nell’ormai lontano 1993: «Le cose im­portanti si fanno momento per mo­mento, mentre accadono i fatti della vita. Non esistono lezioni né momenti specifici per imparare. La lezione av­viene sulla traccia del modo in cui le persone coinvolte reagiscono».

Gabriella Delpero
NP maggio 2020

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