L'imprevisto ci cambierà
Pubblicato il 29-07-2020
Giovani e adulti davanti a trasformazioni anche interiori.
La vita è cambiamento. Ma dei molti cambiamenti che si susseguono nell’esistenza di ognuno di noi, soltanto alcuni sono desiderati, attesi o almeno previsti o scontati. Altri sono delle semplici e magari urgenti necessità alle quali – che ci piaccia oppure no – siamo costretti ad adattarci. Così succede che la storia di ciascun individuo consista in fondo in una serie di trasformazioni: si parte ogni volta da una situazione iniziale che viene ad un certo punto sconvolta da un evento che produce un arresto, un danno, una minaccia o una mancanza. Dal sopraggiungere dell’evento in poi, il protagonista cerca di solito di attivarsi per compiere una serie di tentativi volti ad affrontare e (si spera) risolvere il problema. Tutti i racconti, i romanzi, i miti e le fiabe, i cartoni animati e le serie televisive che tanto appassionano, sono fatti così. E anche le nostre singole vite seguono questo percorso.
Italo Calvino scriveva (in Lezioni americane) che «ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e ricombinato in tutti i modi possibili». In questi giorni, a partire dalla comparsa improvvisa e dal rapidissimo diffondersi nei nostri territori della pandemia da coronavirus, ci troviamo appunto nel momento in cui un evento imprevisto ha provocato un arresto della nostra quotidianità e ognuno deve o prova ad attivarsi e reinventarsi in qualche modo per “reggere” all’impatto. Un impatto piuttosto duro e certo inaspettato: quello con la precarietà, la paura, l’angoscia, la possibilità concreta della sofferenza e della morte. E quello con la solitudine, l’isolamento, il “distanziamento” forzato dagli altri.
Siamo esseri sociali, fatti per comunicare con le altre persone: le parole, gli sguardi, gli scambi di ogni tipo mantengono in noi un costante senso di vitalità e di appartenenza al mondo. Ci sembra quindi davvero inconcepibile essere costretti a stare prudentemente a distanza dagli altri, evitarli, allontanarli. E non poter uscire di casa, o passeggiare, correre, muoverci… un’incredibile quantità di banali azioni che davamo per scontate e compivamo automaticamente, ora ci sono precluse. Un’urgente necessità ci costringe ad adattarci ad un tipo di abitudini quotidiane che non avremmo mai volontariamente scelto. E ci mette davanti alla necessità di fare i conti con i limiti e le frustrazioni, con l’incertezza e la fragilità, con il senso di impotenza e la rabbia. Inoltre ci espone brutalmente alla tentazione di cercare con accanimento e trovare a tutti i costi un colpevole, qualcuno a cui addossare la colpa di un disastro senza precedenti.
Tutto questo travaglio a quali trasformazioni ci condurrà? Probabilmente a quelle che noi stessi sapremo gradualmente introdurre nelle nostre vite – certo con molta fatica, molti dubbi e molti errori – a partire dalle nostre convinzioni e certezze più profonde, quelle che hanno man mano guidato nel tempo il nostro cammino e le nostre scelte. Scriveva Winnicott nell’ormai lontano 1993: «Le cose importanti si fanno momento per momento, mentre accadono i fatti della vita. Non esistono lezioni né momenti specifici per imparare. La lezione avviene sulla traccia del modo in cui le persone coinvolte reagiscono».
Gabriella Delpero
NP maggio 2020