Itare, la diga aspetta

Pubblicato il 07-02-2021

di Fabrizio Floris

La CMC (Cooperativa muratori e cementisti) di Ravenna, cooperativa storica fondata nel 1901, una delle più grandi imprese di costruzioni italiane (550 soci oltre seimila dipendenti tra Italia e resto del mondo), è in difficoltà da diversi anni tanto da aver presentato nel 2018 domanda di concordato preventivo, un passo necessario per evitare il fallimento. La buona notizia è che il Tribunale di Ravenna lo scorso giugno ha dato il via libera all’omologa (ha accettato la richiesta). Per CMC di Ravenna dovrebbe iniziare la fase del rilancio. Intanto tra gli effetti della crisi c’è la diga Itare il cui progetto di costruzione era stato affidato alla cooperativa ravennate.

Un progetto importante del valore di circa 300 milioni di euro che aveva preso avvio grazie ad un accordo tra il governo italiano e quello kenyano nel luglio 2015 durante la visita dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi (la cui presenza con il giubbotto antiproiettile sotto la giacca suscitò qualche disappunto da parte delle autorità keniane). La diga dovrebbe fornire energia elettrica alle 800mila persone residenti nelle aree di Kuresoi, Molo, Njoro, Rongai e Nakuru. Fin dall’inizio c’è stato un misto di consenso (per l’investimento e il lavoro) e contestazione in particolare gli anziani delle comunità Kipsigis, Luo, Kuria, Abagusii e Ogiek si erano opposti al progetto perché «avrebbe prosciugato le loro terre». Tuttavia, i lavori sono partiti, ma l’opera è rimasta ferma a metà (esattamente al 30% dello stato di avanzamento). È l’effetto delle difficoltà aziendali che ha portato le autorità keniane a congelare i beni della cooperativa in Kenya, in particolari beni, attrezzature e 98 veicoli.

La conseguenza è stata una paralisi dei lavori non solo per quanto riguarda Itare, ma anche le altre due dighe (Arror e Kimwarer) i cui lavori del valore di 480 milioni di euro non sono neanche iniziati. C’è un poi il capitolo relativo all’appalto con cui la CMC si è aggiudicata i lavori per il quale era stato arrestato nel luglio 2019 per corruzione insieme ad altri 20 funzionari il ministro delle Finanze Henry Rotich, indagati anche i vertici della cooperativa ravennate, il cui processo è ancora in corso.

Ci sono poi gli effetti sui lavoratori e su tutto il commercio locale, solo nella diga lavoravano 2.500 persone che attendono da quasi due anni i loro stipendi. La diga sarebbe dovuta diventare operativa nel 2021, ma intanto mucche, capre e pecore pascolano nelle profondità delle valli scavate per creare spazio alla costruzione, mentre in alto, sulla collina, sventolano i brandelli strappati delle bandiere del Kenya e dell’Italia.


Fabrizio Floris
NP dicembre 2020

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