Il silenzio di Anna (Lc 2.36-38)

Pubblicato il 09-05-2022

di Anna Maria Del Prete

Luca è l'unico evangelista che racconta la “circoncisione” di Gesù all'ottavo giorno, come ogni bambino ebreo. Maria e Giuseppe, da buoni osservanti, «quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore» e nel Tempio incontrano una coppia di anziani: Anna, “una profetessa” e Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio”, un vero sapiente, che “aspettava la consolazione d'Israele”. Simeone prende tra le braccia il Bambino e lo innalza verso il cielo mentre prorompe in un canto di gioia e gratitudine a Dio perché «i miei occhi hanno visto la tua salvezza preparata da te per tutti i popoli»; egli ha incontrato Colui per cui valeva la pena vivere, ha incontrato l'Atteso.

Anna, “sopraggiunta in quel momento, si mise a lodare Dio”, entra in scena direttamente, vede, comprende la situazione e compie ciò che è proprio del suo ruolo: lodare Dio. Donna “molto avanzata di età” e vedova, sarebbe stato conveniente per lei rimanere silenziosa, senza entrare con un ruolo pubblico nello spazio sacro. Ma Anna ascolta il Signore e non le convenienze. Perciò parla e annuncia, predicando a tutti l'irrompere della redenzione, la grandezza del Piccolo che ha riconosciuto pur senza conoscerlo. Luca introduce questa donna in stretto collegamento con Simeone, entrambi testimoni della Speranza. Anna però, al contrario di Simeone, è presentata con molti particolari: è la figlia di Fanuel, nome che richiama Penuel, “volto di Dio”; appartiene alla tribù di Aser, figlio della matriarca Lia e vive nel Tempio fin dalla morte del marito, quando scelse di vivere a pieno servizio del Signore. È la sua stabile dimora non solo dal punto di vista logistico, ma come dimensione spirituale. Ha fatto della lode divina il senso e la ragione d'essere della propria esistenza, vivendo nel digiuno, nella preghiera e nel servizio liturgico: dedizione incondizionata alla presenza del Signore.

In che cosa consiste l'essere profetessa per Anna? Anzitutto nell'essere presenza amante e testimone silente, cioè eloquenza di tutta la persona. C'è un dire profetico che non può essere comunicato a parole. Anna, la profetessa del Nuovo Testamento, «lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme». Dunque, niente affatto “donna muta”, ma profetessa che parla di lui a quanti attendono liberazione e salvezza. Ella annuncia il futuro e la sua profezia diventa vangelo: bella notizia per tutti, lieto annuncio della salvezza. In tal senso Anna è profezia che continua a interpellare.

Anna Maria Del Prete

NP Gennaio 2022

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