Dire, fare, cambiare

Pubblicato il 28-11-2020

di Chiara Genisio

Occhi puntati sull'isola di Gorgona. Nel mar ligure, di fronte a Livorno, la più piccola dell'arcipelago toscano con una superficie di 220 mq, ospita dal 1869 un istituto carcerario.

Accessibile solo con una motovedetta della Polizia Penitenziaria, fino a circa 15 anni fa sull’isola vi erano un asilo, un ufficio postale, un parroco: piccoli elementi che permettevano l’esistenza di una “comunità penitenziaria” più ampia e completa, dove poter includere le famiglie degli operatori. La vita dei reclusi in questo carcere, che può accoglierne fino a 120, si è svolta tra alti e bassi. Trasformato in un centro pilota per facilitare il reinserimento nella società ha dovuto negli anni scorsi fare i conti con tagli di budget e sovraffollamento, due elementi che hanno compromesso l’obiettivo dell’istituto di offrire lavoro a tutti i detenuti.

Sull’isola c’era un mattatoio dove erano impegnati diversi reclusi, ma qualche anno fa hanno iniziato a contestare questa attività, hanno chiesto di salvare gli animali e di chiudere il mattatoio. Una domanda che ha dovuto subire un lungo iter, ma che alla fine ha portato ad un esito positivo. Quest’estate 450 animali sono stati imbarcati e trasportati dalla Lega antivivisezione sulla terraferma. Il garante dei detenuti di Livorno ha visto in questa azione come un riscatto dei detenuti che da ora in poi non dovranno più occuparsi di un lavoro che era ritenuto violento. Il centro penitenziario ora ha un nuovo aspetto più green. Una convenzione con il Parco nazionale dell’arcipelago toscano per valorizzare l’aspetto ecoturistico dell’isola ha permesso il coinvolgimento dei detenuti, mentre alcuni carcerati operano nell’azienda vinicola bio.

Durante la fase acuta della pandemia è stato lanciato il progetto “Per un’ora d’autore”, che prevede un confronto settimanale con autori e cantautori, dando la possibilità ai detenuti di avvicinarsi al mondo della cultura, grazie alla collaborazione con l’associazione Chiave di Svolta. Il rapporto tra l’associazione e l’isola-carcere è stato successivamente consolidato dalla realizzazione, da parte dell’associazione, di un “Manifesto per la cultura bene comune e sostenibile”, firmato da 66 organizzazioni provenienti dal mondo della cultura, oltre che da diversi artisti.

Come ha dichiarato Carlo Mazzerbo, direttore dell’Istituto Penitenziario di Livorno e Gorgona, «dopo aver conosciuto l’associazione Chiave di Svolta con il suo progetto principale Dire Fare Cambiare e aver sottoscritto il Manifesto, abbiamo avvertito sempre più concretamente l’esigenza di collaborare fattivamente per la realizzazione di progetti che siano in grado di produrre cultura a 360 gradi all’interno del contesto penitenziario».

 

Chiara Genisio

da NP ottobre 2020

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