Dipende da me

Pubblicato il 24-07-2021

di Pierluigi Conzo

Covid, il pilastro della responsabilità individuale.

 

Sull'impatto dei vaccini è stato detto molto, probabilmente anche mescolando speranze e previsioni. Un editoriale del numero di marzo della prestigiosa rivista scientifica Nature riassume cinque ragioni per le quali il raggiungimento dell’immunità di gregge per il Covid-19 sia poco probabile.

Il primo motivo, secondo l’autore, riguarda l’efficacia dei vaccini: non è chiaro ancora se questi riducono le chances di trasmissione del virus. Per raggiungere l’immunità di gregge, la cui soglia è stata stimata intorno al 60- 70% di vaccinati su popolazione, occorre essere sicuri che chi è stato vaccinato o abbia già contratto il virus non possa trasmetterlo ad altri. I vaccini sviluppati da Moderna e Pfizer-BioNTech, per esempio, sono efficaci per la malattia sintomatica, ma non è del tutto chiaro se lo sono anche per limitarne la trasmissione.

Il secondo motivo individuato dall’autore risiede nelle disparità geografiche con cui il vaccino è somministrato. Per esempio, mentre Israele è al momento leader mondiale per percentuale di vaccinati su popolazione, avvicinandosi così all’immunità di gregge, altri Paesi come il Sud Africa ed i vicini di casa di Israele sono ancora molto lontani da questo obiettivo. Le medie nazionali mascherano, inoltre, enormi disparità interne nella somministrazione del vaccino. Viviamo in un mondo estremamente interconnesso e nessun uomo è un’isola: l’insorgenza di focolai, anche nel caso in cui si raggiunga l’immunità di gregge, non è quindi da escludere se la somministrazione dei vaccini prosegue in modo così differenziato. In altre parole, anche se nel mio Paese sono quasi tutti vaccinati, il rischio di focolai non è da escludere se nei Paesi vicini non si raggiunge la stessa copertura vaccinale.

Il terzo motivo riguarda le nuove varianti, potenzialmente più trasmissibili, contro cui gli attuali sforzi vaccinali potrebbero perdere efficacia. Più tempo passa per vaccinare almeno il 70% della popolazione, più tempo ha il virus per mutare ed infettare non solo la restante popolazione, ma anche chi ha già ricevuto il vaccino.

Il quarto motivo, sostiene l’autore citando studi epidemiologici, è che l’immunità non dura per sempre, ma tende a svanire nel tempo. Quanto tempo duri il vaccino ancora non è chiaro. Se durasse solo per qualche mese, questa costituirebbe una scadenza molto ravvicinata per la somministrazione dei vaccini al fine di raggiungere l’immunità di gregge.

L’ultimo motivo, il più interessante dal mio punto di vista, riguarda l’interazione tra somministrazione di vaccino e comportamento umano. Senza vaccino, tramite periodi di lockdown siamo riusciti a mantenere la curva del contagio sotto controllo in alcune fasi cruciali. Tuttavia, più persone verranno vaccinate, più – ragionevolmente, direi – aumenteranno le interazioni sociali, alterando l’equazione dell’immunità di massa che si basa anche sul numero di persone esposte al virus. Considerando la non piena efficacia del vaccino e la non totale copertura della popolazione, un aumento delle interazioni sociali dopo il vaccino potrebbe limitare gli effetti della campagna vaccinale e tenerci lontani dall’immunità di gregge.

In effetti il vaccino non funge di per sé da bacchetta magica per debellare il virus dal pianeta. Probabilmente, più che raggiungere l’immunità di gregge è più ragionevole immaginare una normalità in cui conviveremo col virus così come abbiamo fatto finora con l’influenza stagionale. Pertanto, i comportamenti individuali restano un fattore cruciale per permettere al vaccino di raggiungere la sua massima efficacia. Se, da un lato, la diffusione dei vaccini può alleggerire il sovraccarico ospedaliero legato ai ricoveri, la responsabilità individuale, dall’altro, resta un pilastro importante per limitare focolai anche in caso di immunità di gregge. Il raggiungimento di quest’ultima non ci dice che siamo finalmente liberi dal virus, ma ci suggerisce che posiamo essere un po' più tranquilli. Ma se vogliamo arrivare preparati alla "nuova normalità", comportamenti precauzionali quali distanziamento sociale e uso della mascherina sembrano essere ancora necessari, sia in queste prime fasi di somministrazione del vaccino che al raggiungimento della sperata immunità di gregge.

 

Pierluigi Conzo

Ecofelicità - NP aprile 2021

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