A nord di Lampedusa

Pubblicato il 12-03-2024

di Fabrizio Floris

Il 3 ottobre 2013 è comunemente ricordato come il giorno della strage di Lampedusa in cui morirono 368 persone. Si salvarono 151 superstiti 47 dei quali furono salvati da Vito Fiorino che cominciò a issare a bordo quante più persone possibili, fino a rischiare il ribaltamento dell’imbarcazione: va avanti nel salvataggio racconta l’avvocato Alessandra Ballerini «finché non si sloga la spalla». Strappa le persone da una morte certa. Con quelle 47 persone tutti cittadini eritrei è sempre rimasto in contatto lungo questi 10 anni. Un documentario realizzato da Alex Rocca e Davide Demichelis ripercorre questa rete di relazioni e di incontri tra Vito e gli amici eritrei nei diversi Paesi europei (Svezia, Danimarca, Olanda) in cui si sono trasferiti e che ancora oggi lo chiamano papà.

Vito spiega che quella sera si trovava «nella baia della Tabaccara, siamo stati svegliati da dei rumori: erano urla che salivano dall’acqua mi sembravano gabbiani, invece erano uomini. Ci siamo avvicinati e abbiamo visto i corpi in mare, gente che si sorreggeva su bottiglie d’acqua o su persone già morte, c’era un anfiteatro di persone che gridavano, siamo stati presi dalla paura, era impossibile poterli salvare tutti». Ma non me sono andato forse perché, continua Vito, «sono stato un naufrago anch’io, lo avevo rimosso, poi quell’esperienza mi è tornata in mente durante la tragedia del 3 ottobre. Avevo 12 anni e con un amico siamo usciti con il gommone, c’era vento da terra, non riuscivamo a tornare a riva. Lo zio aveva detto: guagliò statt accort, eravamo disperati, dopo un’ora è arrivata un’imbarcazione che ci ha soccorso, alla fine volevamo dare qualcosa, ma non hanno voluto niente, come noi oggi».

Il docufilm A nord di Lampedusa racconta le storie attuali delle persone: «Abbiamo, spiega Davide Demichelis, fatto un viaggio come nella serie televisiva Radici alla ricerca dei frutti di quel salvataggio, potremmo dire le radici del bene. Ed è importante soffermarsi sullo spazio, sul modo di raccontare le persone a partire dalle parole perché spiega l’avvocato Ballerini «le parole fanno le cose. Quando diciamo sbarchi usiamo un linguaggio militare perché a sbarcare sono gli eserciti, le persone approdano […]. Asilo significa il posto senza cattura» e se non hai un indietro verso cui voltarti, vai avanti anche se davanti a te c’è il mare perché sai che l’acqua è più sicura della terra.


Fabrizio Floris
NP febbraio 2024

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok