Tra i bajau

Pubblicato il 20-02-2022

di Mauro Palombo

In un progetto che ha ben chiara la sua meta, le difficoltà che si parano, per quanto gravi, non basteranno a spezzarne il sogno. È il caso delle iniziative che hanno coinvolto gli “zingari del mare”, i pescatori bajau dell'isola di Basilan, estremo sud delle Filippine. Il progetto è nato anni fa dalla collaborazione del caro amico don Renato Rosso con i padri clarettiani. Si attendono buoni frutti: educazione e scuola per bambini altrimenti esclusi da tutto, rimedi alla malnutrizione, alla mancanza di cure sanitarie, prevenzione, sostegno alla comunità per vivere un grande cambiamento e nuove opportunità per una vita più degna e piena, senza smarrire le proprie radici.
Fin dall'inizio il Sermig ha voluto esserne protagonista, sostenendo con energia la missione e co-progettando dei percorsi adatti a svilupparsi anche in scenari di lotta violenta per l'autonomia, di guerriglia e terrorismo, di residui di banditismo e pirateria e, ancora, di crisi economica. Eventi che si sono alternati negli anni rendendo difficili e rischiose le attività condotte.

Il 2021, anche qui, è stato segnato dalla pandemia. Il contagio ha colpito soprattutto Manila e in modo minore l'isola di Basilan, ma con misure molto rigide per contenerlo. Il focus del progetto è l'educazione, in forma anche creativa e adatta, dei bambini e bambine bajau e degli adulti. Svolta però ora in un mix di studio nelle proprie case e con periodi a scuola. Non si è perso il ritmo; lo sforzo dinamico dello staff ha consentito incontri casa per casa e comunitari, rispettosi delle precauzioni. La frequenza scolastica si è così in qualche modo mantenuta; una corretta informazione sul virus ne ha ridimensionato i timori. La preziosa integrazione alimentare ai bambini si è quindi svolta non a scuola ma presso le loro famiglie, che hanno preparato il cibo ricevuto.

L'aspetto forse più positivo del tratto di storia scritto in questi mesi è la maturazione della capacità di reciproco supporto nei gruppi bajau. Il lungo cammino di costruzione comunitaria è maturato in uno sforzo spontaneo per non lasciar nessuno a subire le conseguenze peggiori della situazione. Tra i bajau, e anche coi vicini di altre etnie, con cui è cresciuta la relazione: più ci si conosce, più ci si capisce. Anche la promozione di igiene e prevenzione a tutela della salute, è evoluta nella consapevolezza in ogni famiglia alle precauzioni prescritte.

Come ovunque, a Basilan la pandemia non impatta solo la salute, ma le restrizioni attuate per combatterla rendono ardua la stessa sussistenza delle persone: le possibilità di lavoro vengono meno e così la capacità di avere cibo. La povertà cresce ancora, rapidamente; e al solito i poveri diventando ancora più poveri. Tutto questo non può che spingere a rendere sempre più dirette, incisive e diversificate le azioni finora avviate per costruire un futuro con nuove opportunità di reddito che riguardano l'attività base della pesca, il micro credito, il mercato dove vendere il pesce finalmente a condizioni eque, i centri di affumicatura per conservare al meglio. Un aiuto arriva anche dallo spaccio per beni essenziali a condizioni vantaggiose e dai canali di diffusione dell'artigianato.

Proprio questo è quindi il momento per avviare altre reali novità. Ad esempio un allevamento suino in grado di dare risorse per sostenere al progetto e, per le famiglie impegnate in una pesca con rese scarse per l'impoverimento delle risorse ittiche, l'avvio dell'acquacoltura di pesci tilapia in gabbie autocostruite.

Le sfide che non mancano di presentarsi chiedono sempre più risposte nuove e solide per dare speranza concreta. L'impegno di tutti farà ancora una volta la differenza; noi ci siamo.
 

Mauro Palombo
NP novembre 2021


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