UNHRD: VITA D’EMERGENZA

Pubblicato il 31-08-2009

di Simone Bernardi


Giampiero Criscuolo, funzionario logistico del Programma Alimentare Mondiale, illustra le attività della grande struttura dell’ONU a Brindisi. Aiuti di prima necessità, in qualsiasi parte del mondo, entro 24-48 ore.

a cura di Simone Bernardi

Cos’è l’UNHRD?
Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite o World Food Program (WFP), ha una Base operativa di Pronto Intervento Umanitario a Brindisi chiamata appunto UNHRD (United Nations Humanitarian Response Depot): si tratta di un deposito di aiuti umanitari in grado di inviare generi di prima necessità in qualsiasi parte del mondo. Proprio in questi giorni si sta replicando in altri 5, 6 punti nel mondo, come Panama e Dubai. In pratica è un consorzio di attori tra i quali: la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri italiano, il Governo norvegese, il Governo lussemburghese, Intersos ed altre ONG italiane e straniere, nonché alcune organizzazioni delle Nazioni Unite. Tutti questi attori sono partner del deposito ed hanno un loro stock. Nel momento in cui c’è un’emergenza, in 24-48 ore il deposito di Brindisi è in grado di portare a destinazione gli aiuti umanitari. All’estero, logicamente, riusciamo solo per via aerea, però normalmente percorriamo tutte le strade possibili.

In che modo operate?
Quando c’è un’emergenza e il Governo italiano decide di rispondere, c’è una sala operativa del Ministero degli Esteri, presso la Cooperazione italiana, che ci pre-allerta, incaricandoci di studiare l’emergenza. Le situazioni d’emergenza sono spesso simili e i materiali che trasportiamo sono più o meno gli stessi, salvo piccole differenze. Componiamo le packing list (liste di carico), le studiamo e le inviamo per l’approvazione. Nel frattempo pre-allertiamo un aereo (c’è un aereo delle Nazioni Unite basato a Brindisi); se l’aereo in quel momento non è basato a Brindisi, ne affittiamo uno tramite il servizio aereo del WFP a Roma. L’aereo arriva, lo carichiamo con i materiali che il Governo italiano ci ha indicato nel suo stock, oppure con materiali presi in prestito da altri stock, che poi il Governo provvederà a ricomprare, e si parte. Se il Governo ci richiede anche del personale, ne inviamo dello staff di UNHRD, a bordo dello stesso aereo, per curare l’installazione dei materiali ed insegnarne l’uso.

Quindi gli aiuti inviati dal Governo italiano partono sempre da voi…
Sì. Solo i progetti a lungo termine non partono da noi, mentre per la prima emergenza provvediamo sempre da Brindisi. Il PAM sostituisce, nella parte operativa, il Governo italiano e si occupa di portare gli aiuti, insieme ad operatori del Governo.

Personalmente di cosa ti occupi?
In questo momento sono il capo di tutta la logistica e della sicurezza del magazzino e sono il rappresentante del Governo italiano presso il deposito di Brindisi: tutte le operazioni di emergenza richieste dal Governo italiano e dalle ONG italiane sono di mia stretta competenza.

Benché si tratti di emergenze, c’è di fatto un movimento ordinario di merci?
In effetti è così, ogni volta che sentiamo parlare di un terremoto - speriamo ce ne siano sempre meno - e di catastrofi naturali e non, noi ce ne occupiamo. In più curiamo i trasporti di emergenza come questi ultimi effettuati dal Sermig in Libano - anche questo è considerato un trasporto di emergenza - che stiamo effettuando su incarico del Governo italiano.

Come si inserisce quest’attività nella tua vita?
Non è una vita semplice, è abbastanza complessa, soprattutto non ha orari d’ufficio, dalle 8 del mattino alle 16.30 del pomeriggio. A volte sai a che ora entri, ma non a che ora esci. Ci è capitato - come per la recente crisi del Libano - di entrare alle 8 del mattino, stare per uscire alle 7 di sera ed essere richiamati per una crisi; nel caso del Libano siamo rimasti dentro per due giorni. All’occorrenza, c’è anche la possibilità di dover andare sul luogo dell’emergenza. Le nostre famiglie sono preparate, questa è una scelta di vita, fatta per convinzione. Se non fossi convinto, non credo che resisterei ad una vita del genere, ma per me è bellissima, quello che faccio lo sento mio e mi dà tanta soddisfazione.

All’Arsenale della Pace, con i giovani che ci frequentano, insistiamo molto sul fatto che non possiamo accettare 30.000 morti per fame al giorno. Tu vivi questa sproporzione?
Avrei scelto di fare altro se non la vivessi, non certo l’operatore del WFP: il nostro ruolo è quello di combattere la fame, e cerchiamo di combatterla, sapendo che non è facile. Ognuno di noi ci prova nel suo piccolo, un piccolo che poi diventa grande perché facciamo parte di una grande organizzazione sensibile e soprattutto capace. Ti garantisco che lo facciamo, lo facciamo tutti. Ogni cosa è sempre migliorabile, però il ruolo che svolgono le Nazioni Unite oggi è molto importante: un ruolo di equidistanza tra le parti, questo è quello che cerchiamo di portare avanti.

Grazie. Da oggi, quando sentiremo parlare di questi interventi sapremo a chi pensare!
Noi cerchiamo di fare meglio possibile. Già il fatto che io sono qui all’Arsenale della Pace, non solo a testimoniare la presenza del UNHRD, ma a controllare la preparazione della spedizione, significa che facciamo le cose con attenzione, tenendo presente il mandato che ci è stato dato.

a cura di Simone Bernardi
da Nuovo Progetto dicembre 2006

Deregistrazione non rivista dall’intervistato

www.unhrd.org



Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok