Un cantiere di rinascimento

Pubblicato il 14-02-2024

di Luca Jahier

La legislatura europea attuale è stata incredibile. Per la forza di visione strategica, basata sul Piano verde quale direttrice di trasformazione del nostro continente, per rispondere alla sfida climatica e giocare un ruolo di leadership nelle trasformazioni e nelle opportunità di futuro per i cittadini europei e per il mondo intero.

Ma anche per le grandi crisi che abbiamo dovuto attraversare: la pandemia, la crisi degli approvvigionamenti per l’industria e dell’energia, la guerra in Ucraina, l’inflazione a due cifre, il conflitto in Israele/Palestina. Se qualcuno avesse detto alla presidente von der Leyen che in questi quattro anni avrebbe dovuto pensare l’impensabile, sfondando tabù decennali e prendendo decisioni senza precedenti, non ci avrebbe mai creduto. La ricerca, la produzione la distribuzione in tempi record dei vaccini; la sospensione del Patto di stabilità; il primo eurobond della storia europea, i 100 miliardi di sure contro la disoccupazione; il Next Generation EU, con altri 800 miliardi per finanziare la ripresa e il rafforzamento delle transizioni post-pandemia; oltre 100 miliardi di aiuti anche militari all’Ucraina in un anno e mezzo di guerra. E citiamo solo i passaggi più macroscopici, finendo con la Cop28 di Dubai.
L’Europa era solitaria quando a fine 2019 annunciò la neutralità carbonica entro il 2050, con una riduzione progressiva dall’uso dei carburanti fossili già per il 2030, investendo sempre più in energie rinnovabili ed efficienza energetica.
Fu poi seguita dagli USA dopo Trump e poi in parte dalla Cina. Ora a Dubai, tutti i Paesi del mondo, compresi i principali produttori mondiali di petrolio e gas, hanno convenuto che questa è la strada che tutti dobbiamo prendere.

Decisioni lungimiranti e coraggiose, che hanno salvato l’Europa e che oggi ci consegnano un volto e una direzione profondamente diversi da quelli precedenti le elezioni europee del 2019. I profeti di sventura sono stati smentiti, si sono messe le basi del rinascimento europeo e le nostre istituzioni comuni hanno dimostrato una solida capacità di reazione alle crisi.

Ma ora il rischio è pensare di aver fatto il più. Non solo perché le crisi non sono terminate, ma perché bisogna affrontare una serie di nodi strutturali. Il primo è quello di una adeguata velocità di crociera nella direzione individuata, senza cedere ai troppi che vorrebbero fermarla e mobilitando le molte risorse necessarie. E poi il quadro istituzionale interno che ha bisogno di manutenzioni consistenti, le tensioni sociali e territoriali che stanno aumentando a seguito delle crisi e delle trasformazioni in corso, la situazione geopolitica di sconquasso delle regole con cui si è governato sinora il mondo e la stessa competizione economica tra i due grandi giganti USA e Cina, senza contare la nuova distanza con il cosiddetto Sud globale e l’emergere di nuovi blocchi, come i BRICS, che rischiano di mettere fuori gioco l’Europa.

Le prossime elezioni europee del giugno 2024 e la legislatura che si apre sono dunque le più importanti di sempre, mentre in seno ai Paesi europei tornano sovranisti e divisioni su molti temi dirimenti, dalla solidarietà di bilancio alle regole economiche, dall’immigrazione alla politica estera. Sarà dunque cruciale saper spiegare bene i successi conseguiti e le sfide che abbiamo di fronte, presentare una concreta agenda di speranza e di trasformazioni, che apra prospettive solide per tutti e non lasci nessuno indietro, conquistare i cuori e le intelligenze dei cittadini europei e mandare in Europa uomini e donne competenti. Non sarà facile contrastare le false narrazioni e sconfiggere le forze esterne che ci vogliono dividere, facendo crescere i dividendi delle paure. Ma è quanto andrà fatto, con la passione di voler costruire un solido futuro comune per il 2030, come da sempre aperto al mondo.


Luca Jahier
NP gennaio 2024

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