Troppo
Pubblicato il 05-06-2023
Irrequietezza e deficit di attenzione nei più piccoli. Ecco cosa possiamo fare
Sono innumerevoli gli insegnanti che lamentano di avere in classe alunni sani e intelligenti, vivaci e curiosi, ma incapaci di concentrarsi, seguire una spiegazione, ragionare con calma su un concetto per riuscire ad applicarlo nella risoluzione di un problema
La quantità enorme di informazioni che quotidianamente giunge alle nostre menti con l’ausilio della rete e inonda letteralmente le nostre vite è così pressante da non lasciare spazio al ragionamento e alla riflessione. Ogni giorno riceviamo infatti migliaia di notizie (e centinaia di fake news!) che provengono da ogni parte del globo terrestre e non facciamo in tempo a “metabolizzarle” a sufficienza perché dobbiamo al più presto archiviarle per far posto a quelle successive.
Il rischio è quindi che si tratti in molti casi di una pioggia di dati inutili, che scorrono dentro di noi senza lasciare traccia. O forse lasciano una traccia troppo sfuocata e leggera, che ci dà l’illusione di aver imparato o capito qualcosa di nuovo, ma in realtà si aggiunge semplicemente alla somma di tutte le tracce precedenti, non riuscendo a incidere nel profondo. Inoltre, diventa sensazione comune che il passato recente sembri subito remoto, la memoria divenga inutile e il futuro non esista: pian piano si modifica in noi la concezione del tempo. Del resto un tempo senza pause per riflettere e senza “pensiero” è un tempo che non esiste.
Alcuni studi ipotizzano che tutto ciò risulti particolarmente fuorviante per i più giovani e addirittura per i bambini: molti di essi mostrano in effetti al giorno d’oggi difficoltà nell’acquisire un sicuro orientamento temporale per cui ieri, una settimana fa, l’anno scorso o l’infanzia della nonna sembrano nell’insieme collocarsi in un’epoca indistinta e confusamente lontana. Per tutti diventa sempre più faticoso vivere con consapevolezza il tempo presente, caratterizzato da un susseguirsi di rapidi frammenti. Ma quel che è più preoccupante è il fatto che il continuo flusso di stimoli in entrata pare abbia il potere di “invadere” e tiranneggiare la nostra mente e quella dei nostri piccoli, sovraccaricandola e quindi mettendola temporaneamente fuori uso, proprio come succede a un motore “ingolfato”.
Forse è possibile che anche da qui derivino l’irrequietezza e l’instabilità, il deficit di attenzione e l’ipereccitabilità così diffuse tra i bambini delle nostre scuole. Sono ormai innumerevoli gli insegnanti che lamentano di avere in classe alunni indubbiamente sani e intelligenti, vivaci e curiosi, ma assolutamente incapaci di concentrarsi, seguire una spiegazione, ragionare con calma su un concetto per riuscire ad applicarlo nella risoluzione di un problema. Del resto sappiamo che – analogamente – anche il troppo tempo trascorso dai bambini davanti agli schermi influisce notevolmente sul loro sviluppo e sulla loro salute: basta pensare ai problemi agli occhi e alla vista (tra cui la cosiddetta "Sindrome da visione al computer", che si manifesta con vari sintomi quali la stanchezza oculare, la visione fluttuante, il mal di testa, la secchezza oculare), a quelli legati alla postura errata e soprattutto a quelli psicologici e cognitivi (dai problemi di attenzione all’alterazione del sonno, dai problemi di memoria all’esposizione gratuita e traumatica a scene di violenza di ogni tipo).
Insomma, troppe informazioni o troppo tempo trascorso davanti a uno schermo: il denominatore comune è il troppo, l’eccesso. Ma come si fa a difendersi e difendere i nostri figli dal troppo? Credo occorrano spirito critico, responsabilità e volontà. Cioè bisogna riconoscere il problema e saper riflettere sulle possibili soluzioni, essere convinti dell’urgenza di mettere in atto la soluzione prescelta e, infine, avere la capacità di darsi e dare delle regole chiare e condivise e di rispettarle. Tutt’altro che facile, lo so. Ma la posta in gioco è troppo alta per rinunciare…
Gabriella Delpero
NP Marzo 2023