Suono o son desto?

Pubblicato il 10-02-2015

di gianni

di Gianni Giletti - La vita di noi recensori musicali è dura e difficile. Spulciare i siti musicali in cerca di una dritta su qualche improbabile artista, appostamento vampiresco su fb per succhiare uno straccio di canzone postata da qualche ignaro “amico di fb” e poi spacciarla come scoperta, tonnellate di mail arrivanti dai quattro angoli del pianeta, traboccanti oscuri artisti che ti vagonano la loro strabordante musica, cd da digitalizzare, catalogare, armadizzare…
Nemmeno in auto sei tranquillo, ricerca di canali radio decenti dove ogni tanto, in mezzo a un incrocio, ti esce un brano che ti intriga e tu cerchi affannosamente di carpirne titolo e canzone prima che la pubblicità (e il tram !) ti travolga.
Non parliamo poi delle info che ricevi da valanghe di amici che ti consigliano, supportano, suggeriscono, criticano, propongono, esigono, si arrabbiano.
Quando poi trovi uno simile a te, è finita. Il mondo esterno si sospende, mentre i due recensori sciorinano, uno sulla voce dell’altro, tutte le mirabolanti scoperte o fenomeni sconosciuti degli ultimi 40 anni. Se poi hanno a tiro un computer con due casse, il mondo si ferma definitivamente e in uno sferragliare di connessioni usb o youtubbiane, si risvegliano dopo due settimane, chiedendosi dove sono.
Insomma, per dirla in piemontese, essere un recensore musicale è un “travaiun” (trad. lavorone).

Il motivo è la musica, ovviamente, croce e delizia della nostra vita e di quella degli altri, anche per chi non lo sa.
È la passione che ti spinge a questa vita ascetica, fatta di ascolti e scoperte, chicche e gioiellini, scovati nel tempo che non hai, in mezzo a un mare di musica mediocre e ottusa o che semplicemente non ti piace. Impari a distinguere il talento, anche se non è di tuo gusto e smascheri con fiuto (quasi) infallibile le ciofeche o le bufale, i prodotti vestiti esclusivamente di marketing e niente più. Ti sorprendi spesso a incontrare artisti incredibili, completamente sconosciuti, con un altissimo tasso artistico, che ti seducono magari con un brano solo ma esaltante. Oppure conservi gelosamente alcuni dischi per un ascolto rarissimo, perché sono troppo belli e non ti vuoi abituare ad essi. Ci sono dischi che ascolto da trent’anni e ancora non mi hanno stufato.
Dal di fuori poi, un recensore musicale sembra uno normale, rischia di mescolarsi, con noncuranza, in mezzo alle altre persone. Ma appena un suono si affaccia all’orizzonte delle sue orecchie, scatta come un cobra e l’occhietto sfolgora di luce propria.

Insomma, è una malattia, lo ammetto, ma vi prego, non trovate la cura Sorridente

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok