Sul tetto d’Europa

Pubblicato il 10-05-2023

di Max Laudadio

Cosa può spingere un giovane di soli 12 anni a raggiungere la cima del Monte Bianco a quota 4.810? Cosa può convincere quel piccolo ma coraggioso scalatore ad affrontare le sue pericolose salite, che richiedono circa otto ore di cammino prima di concedere il privilegio di ammirare il mondo dal tetto d’Europa? E in condizioni estreme, tali da rendere difficile anche il solo respirare, scegliendo la via più lunga e faticosa, la via italiana, tralasciando le altre due che avrebbero preteso meno sudore.

Cosa può persuadere un bambino di 11 anni a non accontentarsi di aver già scalato i 3.841 del del Monviso e i 4.478 m del Cervino? E cercare invece un’impresa ancora più ardua, esclusiva, dove si richiede una preparazione fisica e tecnica molto specifica, e che preveda escursioni ad alta quota per acclimatare il corpo ed evitare il mal di montagna, pericoloso e tipico a queste altezze dove l’aria è più rarefatta. Possono essere sufficienti l’incoscienza, la curiosità, la sensazione di immortalità, l’assenza di precarietà, comuni in quella fascia d’età, a far compiere a lui imprese tanto complesse? Oppure serve aggiungere qualcosa di più profondo, come la passione, i sogni, per conquistare vette così inospitali?

Federico racconta le sue imprese come una semplice passione che gli permette di realizzare i sogni, avvalorando la versione più romantica, quella in cui il sentimento si trasforma in passe-partout per raggiungere ogni obiettivo, e anch’io lo condivido, anche se con l’età ho compreso che sogni e obiettivi non sempre vengono alimentati dalla sola passione – che ne garantisce evidentemente l’integrità – perché spesso sopraggiungono fastidiose incognite. Così le nostre fragilità iniziano ad alimentare i nostri difetti, e senza rendercene conto l’egoismo, comune in molti di noi, o l’arrivismo, altrettanto diffuso, come anche l’avidità, la megalomania, l’in-gordigia, spengono la nostra luce e ci rendono ciechi. E senza vista raggiungere la vetta diventa complicato. L’età però mi ha anche insegnato che in fondo puoi sempre decidere tu quali sogni o obiettivi preferisci perseguire, in quale strada desideri lasciare le tue impronte, cosa diventa essenziale per vivere e cosa invece diventa superfluo o addirittura dannoso. Dipende tutto da noi.Ecco allora che la passione di Federico, Giulietta, Gabriele, Leonardo, e quella di migliaia di altri giovani sognatori diventa seme da curare, con esempi concreti di adulti consapevoli, abbattendo la diffidenza per la loro giovane età ed esaltando l’amore che dentro di loro è ancora non inquinato.

Siamo noi adulti che dobbiamo cogliere il meglio da ogni azione intrapresa dai ragazzi, come fossero sacre, cercando di riconoscere gli indizi in cui il male cerca di impossessarsi del bene stravolgendo l’origine positiva dei loro sentimenti. Nessun bambino nasce privo di sogni, è il mondo che spesso fa di tutto per toglierglieli.
Quando ho conosciuto Federico stavo cercando un nuovo piccolo protagonista da inserire nella mia rubrica Ambiente Ciovani, che va in onda su Striscia la Notizia ogni settimana e condotta da un gruppetto di ragazzini appassionati. Settimanalmente affronta tematiche ambientali con un linguaggio semplice, adatto alle nuove generazioni, ma che diventano preziose informazioni anche per coloro che trascurano l’importanza di queste tematiche.

Un giorno, un mio collaboratore, mi ha raccontato le sue gesta e l’ho chiamato. Poco dopo è andato in onda per la prima volta su Canale 5, e la sua passione per le vette, le scalate, la natura, traspare limpida anche nei suoi servizi televisivi. Ma Federico non vuole diventare “famoso”, fortunatamente non ha ancora ambizioni così umane; lui vuole solo continuare a dialogare con le montagne, i boschi, gli animali, con rispetto, con gentilezza, con la stessa passione di sempre e forse, involontariamente, quella stessa passione andrà ad alimentare quella di tanti altri ragazzi.


Max Laudadio
NP febbraio 2023

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