Uniti da un filo di lana

Pubblicato il 26-04-2024

di Max Laudadio

L’Intelligenza Artificiale è un intreccio sofisticato di algoritmi, dati e capacità di apprendimento, ma siamo sicuri che questa trama sia all’altezza di quella creata dai ferri da maglia?
Ho imparato questa antica arte quando ero piccolo, e sinceramente anche in un momento non bellissimo per la mia famiglia, perché mia sorella si era appena ammalata di tumore. Mia madre mi ha insegnato a lavorare a maglia per occupare il tempo, sia quello che passavamo in auto in direzione Ospedale Rizzoli di Bologna, sia quello che vivevamo seduti vicino al letto di mia sorella. Nonostante la triste motivazione, i ferri che servono per intrecciare delicati fili di lana hanno per me un significato speciale. Con loro, non solo ho speso del tempo bellissimo e creativo, producendo decine di manufatti più o meno riusciti, ma sono stati principalmente ispiratori di momenti altrettanto intensi con mia figlia, con mia moglie, e ultimamente anche con decine di signore che li utilizzano per il loro volontariato.
Antonia è una di queste. Ci siamo conosciuti a un evento di beneficenza, non ricordo quale in particolare, e non perché non fosse importante, ma solo perché lei passa gran parte della sua vita a organizzare attività con finalità filantropiche e ogni volta che la sua mente ne genera uno, alza il telefono e mi chiama. Qualche volta lo fa solo per ricevere dei consigli, altre per coinvolgermi direttamente. Sta di fatto che non potrei contare i suoi progetti e nemmeno sapere quanta gente è riuscita a far partecipare, come volontari o come destinatari. L’unica cosa certa è che ogni volta riesce a portare talmente tanto bene nel cuore delle persone, che non posso che ammirarla.

Il mezzo, o meglio, gli attrezzi che utilizza nei suoi progetti benefici sono proprio i ferri da maglia. Tutto ruota intorno a questi: i laboratori, i mercatini, le più o meno creative istallazioni artistiche, che spesso obbligano decine di donne, uomini e ragazzi, a produrre tali quantità di oggetti che sulla carta sembrerebbero irrealizzabili. Una volta ha rivestito un’intera piazza di Varese con migliaia di coperte; un’altra con delle sciarpe, e un’altra ancora con dei cuscini. Ha confezionato, ma mai da sola, talmente tante creazioni in lana o in cotone, che è impossibile anche solo quantificare il tempo che è servito per realizzarle. E questo è l’altro aspetto importante da sottolineare: non solo produce oggetti realizzati a maglia, devolvendo interamente gli incassi della vendita, ma Antonia dedica gran parte del suo tempo a questo e il tempo è la cosa più preziosa che possediamo.

Capita che ogni tanto mi chiami anche perché si sente stancaettendo in dubbio la sua meritevole attività dedicata agli altri, e questo mi commuove. Perché ritengo verissimo che lo sforzo necessario che serve per realizzare un progetto dei suoi è immenso, ma non posso fare a meno di vederne solo la parte positiva, quella dei risultati che ne derivano, e anche quella che la spinge a farli, ovvero l’amore puro dell’anima. Antonia è concretezza, passione, volontà, altruismo e amore, e quindi non può che diventare un esempio.

Quello che Antonia forse ancora non ha realizzato, è che lei, e i suoi volontari, non solo producono denaro da donare a chi ne ha bisogno – questa è solo la punta dell’iceberg – ma che i ferri da maglia sono terapeutici. Lo sono per le decine di donne che si incontrano nello sferruzzare, diventando un gruppo; per gli studenti che imparano a conoscere le attività artigianali, nettare per le loro anime; per coloro che acquistano questi prodotti o che partecipano agli eventi. Perché comprendono il significato della parola comunità. Antonia, con i suoi ferri, non intreccia dati, intreccia fili che legano le anime.


Max Laudadio
NP marzo 2024

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