Si scrive Fame ma si legge feim (e io aggiungo da loop – che si legge lup)

Pubblicato il 17-11-2012

di Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - Si scrive Fame ma si legge feim (e io aggiungo da loop – che si legge lup) (NP Dicembre 2003)


Ora i più maligni di voi diranno che porto sfiga…
Il mese scorso vi ho parlato di Super Star Tour (articolo scritto nel dicembre 2003 n.d.r.) e dopo solo due puntate in prima serata il programma è stato improvvisamente cancellato dal palinsesto per tornare nella fascia pomeridiana, causa insufficiente audience. Beh, come si dice, non tutto il male viene per nuocere. Sia chiaro, nulla di personale contro Michelle Hunziker, che, anzi, conduce tuttora con successo anche la versione tedesca del programma in questione. Sarà che forse i nostri amici germanici sono più di bocca buona, rispetto a noi. Se non mi credete (e se potete) fatevi un giro a Monaco di Baviera (l’equivalente alimentare della nostra Emilia Romagna), e provate a mangiare qualcosa di decente che non sia lo speck, l’emmentahal o la birra, poi mi direte...
AmiciConsiderazioni culinarie a parte, questo mese vorrei prendere spunto dall’e-mail inviata da una lettrice di uno tra i più diffusi settimanali di TV, musica e costume del nostro paese alla redazione dello stesso, che l’ha solertemente pubblicata. La sig.a che chiameremo Pina, scrive lamentando il fatto che negli ultimi anni, tra reality show, talk show, concorsi e corride, sono diventati troppo numerosi i programmi che promettono fama, onori, gloria e denari ai partecipanti.
Qualche titolo ? Beh…Solo per citare i più celebri: Veline, Velone, Grande Fratello, Amici, lo stesso Super Star Tour, ecc. .
Ma vorrei soffermarmi solo su quelli che hanno una valenza musicale, essendo gli altri fatti di costume o presunti tali, che meno mi competono. "Amici", per esempio… Nato come Saranno famosi, poi diventato Amici di Maria De Filippi e ora solo Amici.
Quando ero ragazzo, proprio Saranno famosi era il titolo di una serie di telefilm di grande successo, ispirata al musical americano "Fame" (Fama), dal quale è stato tratto anche un film. La serie narrava la vita e le avventure di un gruppo di ragazzi provenienti "dalla strada" e ansiosi/ambiziosi di andarsene e di "sfondare". Questi ragazzi, nella finzione, erano allievi della School of performig arts di New York, una specie di campus universitario dove vivevano e studiavano, esercitandosi molte ore al giorno nel canto, nella recitazione, nel ballo e nella musica.

Nella realtà, gli Stani Uniti, il Regno Unito e molti altri paesi pullulano di scuole come questa, vere e proprie facoltà universitarie, che, nel tempo, hanno diplomato molte grandi star di livello internazionale. Non me ne voglia il buon Dennis Fantina, che dopo aver vinto la prima edizione del nostrano Saranno famosi e aver inciso il suo primo CD corredato di contratto discografico (questo l’agognato premio per il primo classificato) è praticamente scomparso nel nulla dopo poche "ospitate" in qualche programma dello stesso network televisivo.
Scomparso per ora, s’intende, salvo poi riapparire con un altro e più fortunato CD, in un musical, o ripescato in qualche trasmissione/festival prossimo venturo, o infine (non glielo auguro…) partecipare a Meteore, programma per definizione dedicato a personaggi che non hanno "lasciato il segno". Chi può dirlo. Gli auguro davvero fortuna e onore.
FameCredo comunque che signora Pina di cui sopra abbia ragione da vendere. Oggi la televisione ci propone (si legge propina) delle vere e proprie favole. Tutti possono farcela, anche senza studiare e senza prepararsi. Già perché studiare, credetemi, è tutt’altra cosa rispetto a quello che si vede in tv. Mi è capitato di seguire alcune delle "lezioni", dove gli allievi ricevono consigli da cantanti, arrangiatori, produttori che si preoccupano sì di cose importanti, tralasciandone però altre a mio avviso fondamentali: ai ragazzi viene insegnato a cantare ma, per esempio, non a leggere la musica. Mi direte voi: "Frega niente a nessuno che uno che impara a cantare sappia anche solfeggiare". Beh, mettete a verbale che non sono affatto d’accordo.
Secondo me una "scuola" si imposta in un altro modo oppure non si chiama scuola. Certo, trasmettere una lezione di solfeggio nuocerebbe allo share e passerebbe a tutti la voglia di studiare, ma io credo che un giovane con un sogno nel cuore debba prima di tutto puntare sulla preparazione, quella vera, completa, poi sperare che la fortuna gli fissi un appuntamento. Auguro perciò di cuore a tutti voi, in particolare ai giovani, che l’anno che sta per cominciare vi porti le occasioni che sperate.
Intanto, però, preparatevi, ché non si sa mai…


DIAPASON – Rubrica di Nuovo Progetto

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