Rocket man

Pubblicato il 09-10-2013

di Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - Il suono del silenzio spazza via il chiasso che stordisce.  (NP Dicembre 2012)

Felix

Quando nel secolo scorso (urka!!!), per la precisione nel 1986, ho preso il brevetto da paracadutista civile, tra i frequentatori dell'Aeroclub girava una simpatica barzelletta, che provo a raccontarvi nonostante richieda un minimo di comunicazione cinestesica.
Un istruttore spiega ai suoi allievi come comportarsi in occasione dell'imminente primo lancio. “Allora, quando uscirete dall’aereo conterete fino a tre e poi tirerete (indicandola) questa maniglia, e il paracadute si aprirà. È chiaro?”. Si alza una mano dalla platea: “Ma se non si dovesse aprire?”. “Ah, beh, se non si dovesse aprire, allora tirerete quest'altra maniglia” (emergenza). “Scusi... Ma se non si aprisse ancora?”. “Ma mi faccia il piacere!!! Guardi, in questo caso la autorizzo a darmi del figlio di sgualdrina, è chiaro?” ribatte l'istruttore con sufficienza.
L’allievo non è convintissimo ma, fidandosi, si prepara comunque al lancio. Salgono sull'aereo e raggiunta la quota prestabilita i paracadutisti cominciano a lanciarsi. Esce il primo: 1, 2, 3 e apre. Esce il secondo: 1, 2, 3 e apre. Esce l’istruttore e apre. Poi si sposta di lato, e guarda in su per osservare il lancio degli allievi rimanenti. Così vede un puntino nero che esce dall’aereo, prende velocità, una velocità pazzesca, accelera sempre più, diventa più grande, si avvicina, sta per investirlo gli passa vicinissimo, lo sfiora ma è più veloce di un razzo, quasi una saetta. E mentre quella cosa gli fa la rasetta sente un suono fortissimo, stracarico di effetto doppler (quello delle ambulanze) che fa: “…Dddddddddrìnaaaaaaaaaaaaaaaaaa”.
Due mesi fa, mi è tornata in mente questa storiella mentre guardavo il salto di Felix Baumgartner, il paracadutista austriaco che cadendo da oltre 39 km ha infranto con il proprio corpo, servendosi solo della gravità, il muro del suono e altri due record che resistevano da decenni.
Matto da legare? Può anche darsi, ma forse non del tutto. Tanto per cominciare, per fare una cosa del genere ci vuole molta, moltissima disciplina e preparazione, e poi mente lucida, controllo di se stessi e delle proprie emozioni, cose per le quali ci si allena duramente per anni. Ma secondo me c’è dell'altro, e sono certo che se tra voi c’è qualcuno che pratica questo sport, quel qualcuno mi potrà capire.
La cosa che più colpisce durante un lancio è... non la paura, che c'è (e tanta!), ma il silenzio, un silenzio così intenso che a terra mai si è sentito né si può immaginare, credetemi. È così forte che copre ogni cosa, esiste solo lui e un po’ d’aria che ti fa sbandierare la tuta. Io ho smesso di praticare da moltissimo tempo ma quella sensazione la ricordo come se fosse di ieri.
Ed era, è come una musica di una bellezza soprannaturale. Anche se oggi sono moltissimi gli atleti che saltano con le cuffiette calcate nelle orecchie, vi garantisco che, da musicista, mai oserei riempire un silenzio del genere. Sarebbe come sfregiare la Gioconda.
E molte volte ho tentato di ricreare quel suono o la sua sensazione scrivendo qualcosa che lo evocasse, anche maldestramente, ma ho sempre fallito. La musica che più da vicino mi ricorda quella sensazione, se vi capita di sentirla o di andarla a cercare, è “In Paradisum” dal Requiem di Gabriel Fauré.silenzio
Secondo me il pazzo e buon Felix, Rocket Man come è stato soprannominato (dal titolo di una famosa canzone di Elton John), queste cose le sa bene. E dovremmo impararle bene anche noi. Comincio a provare disgusto per i notiziari, la cui scaletta è spesso costruita per fare del puro sensazionalismo. Non sopporto più il chiasso, la polemica, gli strascichi che puntualmente accompagnano dalla partita alle dichiarazioni di un leader politico, dalla cronaca ai reality show.
Ne ho abbastanza, sul serio. E invito anche voi a indignarvi un pochino e a fare intorno a voi un po’ di sanissimo silenzio. Potete farlo, come me, senza bisogno di saltare giù da un aereo. Basta volerlo, basta cercarlo. Il suo suono sarà comunque una cura. Migliore del chiasso che stordisce, migliore di tanta musica che svanisce senza lasciarci nulla dentro, migliore delle chiacchiere che rincitrulliscono, migliore delle prediche che assopiscono. Cominciamo adesso, tutti e subito a fare del mondo un posto migliore, ripulendolo da tanto e inutile brusio.
Andiamo a rileggerci gli aforismi di Salvator Rosa. Il silenzio è d’oro, e la sua carenza ci rende tutti un po’ più poveri.
Sinceri auguri.

 
DIAPASON – Rubrica di Nuovo Progetto

Il suono del silenzio spazza via il chiasso che stordisce.

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