Rivoluzione digitale
Pubblicato il 13-09-2021
Un imprenditore e un sindacalista a confronto con le trasformazioni del mondo del lavoro.
Nulla sarà più come prima. L'automazione dei processi produttivi, la rivoluzione digitale, l'intelligenza artificiale, la richiesta di nuove competenze non sono concetti astratti, ma aspetti che già incidono e che saranno determinanti nel mondo del lavoro. Una trasformazione radicale fatta di luci e ombre che deve essere conosciuta, gestita e guidata. Ne sono convinti Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica, e Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl, ospiti dell'Università del Dialogo: un industriale e un sindacalista interpellato non come controparti, ma come osservatori attenti delle trasformazioni in atto.
Cosa sta avvenendo in concreto?
Dal Poz- Oggi abbiamo a disposizione a buon mercato degli strumenti di calcolo che permettono di disegnare, di progettare, di raccogliere dei dati, di usare sensori avanzatissimi. Il settore manifatturiero in generale è oramai ampiamente investito da queste innovazioni, ma il discorso vale per tutti gli ambiti. È una rivoluzione. Penso soprattutto a tutti i sensori di cui possono essere dotate le nostre macchine, i nostri stampi, i nostri strumenti di produzione: hanno bisogno di contenuti digitali a corredo che significa non solo investimento in macchinari, ma anche in competenze e formazione dei nostri lavoratori. Un aspetto cruciale.
Innovazioni così radicali stravolgono il mondo del lavoro: perdita di posti, figure professionali che cambiano. Cosa stiamo perdendo?
Benaglia- È difficile calcolarlo, ma dico che non dobbiamo arrenderci. Di certo posso dire che rischiamo di perdere moltissimi posti, se non attrezzeremo i lavoratori. La formazione diventa decisiva perché le macchine non vanno da sole. Non dobbiamo pensare o immaginare a un futuro dove i robot gestiranno da soli tutto, con lavoratori sempre più disoccupati. Il vero tema è accompagnare le persone in questo cambiamento e riuscire a specializzarle, a formarle e a dare a loro la spinta, la competenza a partire dalla scuola. Sicuramente sarà un processo selettivo dove molti lavoratori ce la faranno e altri no. Per questo sono importantissimi anche nuovi strumenti di tutela del lavoro.
Quali?
Benaglia- Sono sicuramente utili le leggi che bloccano i licenziamenti, che evitano la mano libera, ma io dico che la vera tutela contro i licenziamenti è dare ai lavoratori competenze adeguate. Oggi abbiamo a che fare con una bestemmia sociale: da una parte un tasso altissimo di disoccupazione soprattutto giovanile, dall'altra la realtà di una azienda su tre che non riesce a trovare i profili che cerca. È assurdo. La produttività non la si aumenta solo con i macchinari o dicendo ai lavoratori: lavorate di più. Bisogna lavorare meglio e per farlo servono competenze, una formazione continua. Per questo, il tema del rapporto tra scuola – lavoro è oggi una priorità perché un Paese che spende in competenze è un Paese che tutela meglio i lavoratori.
In un contesto così, il divario tra generazioni rischia di aggravarsi. Da una parte giovani digitali, dall'altra adulti e anziani che arrancano. Che risposta può dare l'impresa?
Dal Poz- La diseguaglianza digitale è un problema generale. Un lavoratore che è fortemente dotato su mestieri tradizionali, qualora non fosse capace di usare sistemi digitali anche semplici rimarrebbe davvero indietro. Dobbiamo cercare di rispondere a livelli diversi, anche come soggetti istituzionali. Per esempio nell'ambito del contratto che abbiamo firmato insieme a tutte le parti sindacali lo scorso febbraio è previsto proprio la costituzione di una commissione nazionale di formazione per quanto riguarda questi temi. Dobbiamo seguire questa strada.
In uno scenario digitale che fine fa il valore della manodopera, l'importanza del lavoratore slegato dal macchinario?
Benaglia Rispondo con un gioco di parole. Più che di manodopera, oggi c'è bisogno di mente d'opera nel senso che certamente rimarranno molti lavori anche manuali. I macchinari sono chiamati dalla robotica a svolgere soprattutto lavori faticosi, pericolosi, ripetitivi. Non è che l'operaio dovrà diventare un'appendice del robot, ma dovrà governarlo. E questo non è semplice, bisogna essere pronti. Il lavoratore deve metterci più competenze, più conoscenza, la mente d'opera appunto, la sua capacità di elaborazione. È un processo da accompagnare. I lavoratori non devono sentirsi da soli, vanno tutelati insieme e vanno create delle comunità dentro le aziende capaci di stare insieme nel modo migliore.
Dal Poz- Concordo. Il punto è la gestione di questo passaggio. Anche nelle aziende più piccole, non quelle che assemblano un'automobile ma producono prodotti estremamente semplici ci sarà bisogno di una nuova gestione del lavoro e quindi probabilmente sarà la macchina stessa che si utilizza a diventare non un nemico del lavoratore ma il suo alleato. Perché questa fusione di competenze, fra quello che sa fare il lavoratore e quello che può fare il macchinario, sarà la chiave di volta che renderà il lavoro più sicuro e l'intero sistema maggiormente competitivo. La questione va vista anche in positivo.
Ma in futuro ci sarà realmente lavoro per tutti?
Benaglia- Questa sicuramente è una questione centrale sul futuro del lavoro. Non esistono più le grandi città-fabbrica, adesso ci sono fabbriche di diverso tipo, ma la manifattura è ancora un posto nella quale l'occupazione è sostanzialmente stabile. Il problema è che il mercato del lavoro è diventato molto ampio soprattutto nei servizi di tutti i tipi: informatici, finanziari, servizi molto qualificati ma anche servizi moderni a bassa qualifica. Il caso più eclatante è quello dei riders, un vero e proprio business gestito da telefonini e algoritmi. Direi che dobbiamo fare i conti con una divaricazione tra lavoro qualificato e lavoro poco qualificato. Non basta aumentare l'occupazione, bisogna portare il lavoro poco qualificato ad essere tutelato, promosso e meglio retribuito. Se no rischiamo una disuguaglianza che non farà bene alle nostre città e non farà bene alla coesione del Paese.
Dal Poz- Una volta qualcuno mi ha chiesto se di fronte alle nuove tecnologie fossero giustificati alcuni atteggiamenti del luddismo, il movimento della rivoluzione industriale dell'Ottocento che prendeva di mira le macchine, accusate di togliere posti di lavoro. La situazione un po' si ripresenta. Io ho risposto in questo modo: ma se un robot toglie un lavoro gravoso ai lavoratori, in qualche modo elimina loro il rischio di farsi male e di affaticarsi eccessivamente. E questo è un valore. Ma c'è una sfumatura in più: cosa diciamo di tutti i lavoratori che hanno progettato quel robot? Quelli che l'hanno costruito? Quelli che l'hanno trasportato? Quelli che l'hanno installato? Quelli che durante la vita del robot stesso lo personalizzano per adattarlo a nuove esigenze? E quelli che un domani lo porteranno via per smaltirlo? Dove li mettiamo?
Quali saranno le priorità del dopo pandemia?
Benaglia- Dovremo vigilare molto sul tema della disuguaglianza. Sarebbe tremendo vedere un Paese che si divide tra chi ce la fa e chi non ce la fa. Dobbiamo fare di tutto per evitare una guerra tra poveri. Il Recovery plan può essere uno strumento. Non ci sono formule magiche ma c'è la grande tradizione dell'economia che funziona: fare investimenti, cioè portare le imprese a investire di nuovo in questo Paese, costruire infrastrutture, semplificare, sburocratizzare e sostenere fortemente il lavoro. Ci sono due categorie di lavoratori che stanno uscendo peggio di altri dalla pandemia: i giovani e le donne. Dobbiamo pensare soprattutto a loro.
Cosa dire a dei giovani che si affacciano oggi al mondo del lavoro? Che consiglio darebbe?
Dal Poz- La passione è la chiave di volta. Arricchite la vostra vita di esperienze che vi possano completare e che a loro volta arricchiranno il vostro curriculum. Se fate uno sport, se avete un hobby, se vi dedicate al volontariato, se amate fare qualcosa, scrivetelo quando parlate di voi stessi. Non trascurate mai le lingue straniere. E poi godetevi la vostra giovinezza perché nessun momento della vita. Conoscere il mondo e il prossimo, costruire adesso quello che sarete da adulti, sapere con certezza che un domani farete tesoro di quello che avrete imparato.
NP Maggio 2021
A cura della Redazione (Deregistrazione dell'incontro UDD del 22/04/2021)
Per rivedere l'incontro clicca qui: https://www.youtube.com/watch?v=RJ7HPFE4hl0&t=4s