Riconciliazione
Pubblicato il 19-01-2024
Merito suo se la Gaudium et spes si è chiamata così, in luogo di Luctus et angor: gioia e speranza invece di lutto e angoscia. Padre Anastasio Alberto Ballestrero partecipa al Concilio da superiore generale dei carmelitani scalzi. Quel titolo, per la costituzione conciliare sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, non gli piace. Come avvicinare gli uomini di oggi partendo dai lutti e dalle angosce? E Gaudium et spes sarà.
Diventerà vescovo di Bari, arcivescovo di Torino (1977- 1989), cardinale e presidente della CEI. Muore nel 1998, oggi è Servo di Dio, incamminato verso la santità. Prende la guida della diocesi torinese succedendo al cardinale Pellegrino, che ha vissuto le convulsioni del Sessantotto e del post Concilio. Anni ecclesialmente ricchi e fecondi, ma forieri di divisioni, lacerazioni, fughe in avanti, slanci e frenate. Il nuovo arcivescovo arriva con il mandato di Paolo VI, riassunto nella parola della “riconciliazione”. Ce la farà, consegnando al successore Giovanni Saldarini – dodici anni dopo – una diocesi pacificata e rasserenata.
Nel cinquantesimo di sacerdozio (1986), invitando i giovani ad accogliere presto la chiamata al sacerdozio, racconta: «Io vorrei questa sera potervi raccontare la mia storia, storia di una vocazione sacerdotale e religiosa che non ha aspettato a fermentare quando sarebbe arrivata per me la maturità (che non è arrivata mai…!). Il Signore mi ha cercato, presto: ho capito poco, ma ho capito che dovevo dirgli di sì. Il resto è poi venuto giorno dopo giorno e, per dirvi la verità, non so ancora come andrà a finire. Di sorprese nella vita ne ho avute tante, ma mi hanno insegnato a non fare progetti, a non chiudere i desideri e i progetti di Dio sull’orizzonte illuminato della mia giovinezza esuberante e ardimentosa, della mia saggezza matura piena di presunzioni e di sicurezze, e la mia malizia di anziano piena di dubbi e di perplessità».
Al popolo cristiano chiede perdono «di non essere stato sufficientemente capace di annunziarvi Cristo, di annunziarvi il Vangelo, di mettermi al servizio dei grandi e infiniti desideri dei vostri cuori e della vostra vita e di non aver saputo fare incontrare col Vangelo le vicende di questo mondo. Me ne rendo conto. Potete essere in molti a rimproverarmi una mancanza di assiduità, di presenza, di generosità. Ma vi chiedo perdono e vi domando di pregare…». Oggi sappiamo «come andrà a finire». Un giorno Anastasio Alberto Ballestrero sarà santo.
Renzo Agasso
NP dicembre 2023