Amico di tutti i feriti
Pubblicato il 28-06-2024
L’aborto è nella Costituzione francese, sarà in quella europea. Un diritto civile: del resto, che sarà mai, eliminare un grumo di cellule? «Ciò che tutti sappiamo è che se la natura umana non fosse pienamente e completamente iscritta nell’ovulo fecondato dall’inizio, l’embrione non potrebbe mai diventare questa meraviglia sempre rinnovata e per sempre insostituibile: un nuovo figlio degli uomini». Parola di Jerome Lejeune (1926-1994). Francese lui pure, medico, genetista, pediatra, scopritore del cromosoma causa della sindrome di Down, amico di Giovanni Paolo II che lo nomina primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita – e un giorno lo spedisce a Mosca per consegnare un messaggio contro le armi nucleari – strenuo, appassionato difensore della vita nascente.
«Si dice che l’aborto è entrato a far parte dei costumi e ormai non si può più tornare indietro. (…) Ma il cambiamento può avvenire nell’altro senso e anche senza fare il profeta si può essere certi che avverrà. La salute attraverso la morte è un trionfo irrisorio. È solo la vita che può vincere». Insiste: come medico «combatto dalla parte della vita e non dalla parte della morte”». Sa bene quanto la lotta sia impari. Ma non perderà mai coraggio e sorriso. Lui, scienziato, sostiene che la scienza non può salvare il mondo senza la luce della fede. Dirà un giorno ai vescovi del sinodo: «Voi che siete per la famiglia sarete derisi. Si agiterà contro di voi lo spettro della scienza, apparentemente imbavagliata da una morale superata, si sventolerà contro di voi la bandiera tirannica della sperimentazione a oltranza… Vescovi, non abbiate paura. Voi avete le parole di vita».
Ripete che «un’espressione di sant’Ireneo riassume tutto: Gloria Dei est homo vivens, La gloria di Dio è l’uomo vivente». Che fare dunque? La risposta «la prenderei in prestito da Monsieur Vincent (san Vincenzo de’ Paoli). Semplicemente: di più». Al suo funerale si dirà di lui: «La speranza, la fede e la carità erano inscritte sulla fronte dell’immenso studioso, del medico, del medico cristiano dei più indifesi che sono anche i più vicini a Dio, dell’amico come ce ne sono pochi, dell’amico di tutti i feriti sul ciglio della strada da Gerusalemme a Gerico, del Samaritano che incontra Dio onnipotente chiedendo il suo aiuto per questo ferito ansimante…, dell’amico, del santo, che ci ha preceduto». Dal 2021 Jerome Lejeune è Venerabile.
Renzo Agasso
NP maggio 2024