Quella luce (verde) nella notte

Pubblicato il 11-03-2022

di Gian Maria Ricciardi

Mentre la Polonia comincia a costruire un muro “antimigranti”, dai villaggi e dalle campagne, quando fa buio, uomini e donne, nel nome e sulle orme di san Giovanni Paolo II, riempiono zaini e bisacce e vanno. Sono le “mani tese” della carità che si nutre di fede e regala speranza. Vanno, attraverso sentieri nascosti, nella foresta di Bialowieza tra i “dannati” di Kuznica al confine tra Bielorussia e Polonia.
Raccontano: «Cercare di impedire che questi disperati muoiano mentre i leader litigano in Polonia oggi è un reato che può costare il carcere. Noi però ricordiamo la lezione di papa Wojtyla e disobbediamo in modo legale; scordare cibo e vestiti nel bosco può succedere e oggi è indispensabile».

In quei gesti da furbacchioni caritatevoli che ancora sono impregnati di umanità ho rivisto come in un lungo flashback tante immagini della vita di un papa santo: quelle di lui, prete indifeso, tra gli operai di Nova Uta a sfidare il bieco regime comunista; quelle, sempre di lui, in bicicletta tra le strade di Cracovia, ad aiutare la gente massacrata, non solo nella libertà, dai brutali nazisti; quelle delle sue giornate in miniera di giorno, di notte a studiare come seminarista clandestino.
Ebbene, mi sono detto, quella sua vita, quelle sue scelte sono rimaste nel sangue di molti polacchi, certo non di tutti, ma di numerose persone. E, a quasi vent'anni dalla sua morte, costruiscono ancora una lezione di vita e di fratellanza che va al di là dei confini. Avere il coraggio di inventarsi questo stratagemma geniale e semplice non è difficile, realizzarlo tra le urla (inutili) dell'Unione europea, il pugno duro del governo polacco e le speculazioni indegne della Bielorussia non è affatto semplice. È molto rischioso, ma la vita delle gente non ha prezzo.

I soldati di Varsavia hanno l'ordine di chiudere un occhio sulla rete di solidarietà popolare che sta salvando migliaia di persone, attirate in trappola da Minsk per scagliare la loro disperazione contro Polonia ed Europa. Nessun aiuto ufficiale, in attesa
di imminenti soccorsi umanitari in Bielorussia; ormai però si tollera la mobilitazione informale che impedisce l'impresentabile esplosione di una crisi umanitaria ancora più grave.
Accampati nella “tana” di Lukashenko e a un passo dalla libertà che il diritto Ue garantisce, bambini e vecchi sono allo stremo. Patate, latte e mele offerte dai polacchi in pochi minuti sono così terminate; davanti alle tende dei migranti i fuochi accesi.
I doni individuali però, mentre contro i rifugiati sfilavano a Varsavia i nazionalisti xenofobi, non bastano per sedare la disperazione. Centinaia di famiglie, in fuga da Siria, Afghanistan, Iraq, Yemen e Africa, si radunano quando possono sotto il checkpoint di Kuznica per tentare di sfondare le barriere, travolgendo le pattuglie dotate di cani. Alcuni riescono anche a superare la frontiera di Minsk: intercettate in campi e villaggi, dentro il corridoio “di sicurezza” blindato da Varsavia, sono sempre risospinte in territorio bielorusso. Gli arrestati, come i clandestini in attesa di espulsione, sarebbero centinaia. Scene di un inferno che si doveva evitare.

Nella confusione e nelle contraddizioni della politica però quei cattolici dal cuore grande, che nel nome di camminano nella notte per gli altri sono l'immagine del Natale 2021 e ci ricordano la lettera di Paolo: «La fede, la speranza e la carità, ma la più grande di esse è la carità» (1Cor 13, 1-13).


Gian Mario Ricciardi
NP dicembre 2021

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