Quando la cultura salva

Pubblicato il 06-07-2023

di Chiara Genisio

Dall’Ottocento in poi il carcere è diventato la forma dominante per scontare la pena, nei decenni diversi studiosi si sono domandati se questa sia ancora l’unica strada e quale validità sociale ci sia a tenere solo rinchiusi degli individui a causa dei loro reati.

Anche in luce del fatto che la recidiva per chi ha scontato una pena è ancora molto alta trasgredendo il valore costituzionale che intende la pena come recupero e non solo come punizione. Su queste e altre riflessioni, 25 anni fa, un gruppo di professori universitari di Torino delle Facoltà di Giurisprudenze e Scienze politiche hanno dato vita al Polo Universitario per studenti detenuti che opera direttamente all’interno del carcere torinese “Lorusso Cotugno”. Tra di loro c’era anche la professoressa Maria Cristina Pichetto, che ha voluto raccontare in un libro questa esperienza.

Nel suo volume Se la cultura entra in carcere traccia un percorso dalle riforme di re Carlo Alberto fino a a oggi. Nell’introduzione spiega che negli anni in cui ha insegnato, e per i 12 anni in cui è stata delegata dal Rettore ha visto concretizzarsi, almeno per un piccolo numero di detenuti, gli obiettivi dei padri costituenti. Tra le tante persone private della libertà che negli anni hanno studiato al Polo e che si sono laureate la recidiva è pari allo zero. La possibilità con lo studio di ottenere un einserimento sociale con il lavoro conferma che un «altro carcere è possibile».

«Voglio dirlo al magistrato/ Sono un ragazzo ma tu vedi un carcerato» «Scrivo versi dietro porte sbarrate / Voglio dirlo al magistrato/ Sono un ragazzo ma tu vedi un carcerato» sono i versi scritti da un ragazzo che sta scontando la sua pena in un Istituto Penale per Minorenni. «Mettersi all’ascolto dei ragazzi, coglierne le fragilità, aiutarli a scavare nelle loro vite: è quello che da anni fa Francesco “Kento”, rapper che insegna a esprimersi con il rap ai ragazzi delle carceri minorili», racconta ristretti orizzonti.

«Parli dei detenuti ma non sai chi sono loro, dici non gli interessa né studio né lavoro, vogliono i soldi facili per arricchirsi subito ma questa realtà tu la conosci? ne dubito»: è la prima strofa di una canzone rap che Kento ha scritto insieme ai giovani detenuti dell'IPM di Catanzaro, e non è un caso che questi testi siano spesso rivolti a una Giustizia che i ragazzi sentono ostile. Francesco “Kento”, interverrà al Salone del libro di Torino per portare la sua esperienza come “insegnante speciale” all’interno degli istituti penitenziari per minori, raccontata nel libro Barre e nel disco Barre Mixtape.

Chiara Genesio

NP Aprile 2023

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