Perché torna l’idea dell’ebreo come nemico?

Pubblicato il 22-08-2013

di Redazione Sermig


"Propongo ragionamenti intorno al mio stato d'animo oggi
- ha detto il giornalista Gad Lerner, notissimo volto televisivo, ebreo, nato a Beirut -.



Partendo appunto dallo stato d'animo di un ebreo
assai fortunato, benestante, privilegiato che ha avuto la straordinaria opportunità di vivere più di metà della sua vita 0praticamente in pace e prosperità, essendo figlio di sopravvissuti, di miracolati per l'età che hanno e per la storia che hanno attraversato.
Ebbene in un'Italia in cui il male dell'antisemitismo è ridimensionato fortemente (mentre l'ostilità ed il pregiudizio si rivolgono ad altri sfortunati, ma non ebrei), ho però la sensazione che da questo anno in qua i miei figli ebrei vivranno in un mondo meno tranquillo per loro.

Quello che per me era scontato da tempo, nella convinzione che si dovesse ragionare in termini laici, uguali per tutti, a prescindere dal fatto di essere cristiani, musulmani od ebrei, credenti o non credenti... forse sta ridiventando un problema, un pericolo. Ci sono diverse aree geografiche nelle quali essere ebreo è tornato a significare una vita rischiosa, anzi è riemersa l'idea dell'ebreo come nemico".

"Il riconoscere che i tre monoteismi derivati dalla radice di Abramo - ha continuato Lerner - hanno appunto un ceppo comune, che è l'amore del Padre, fa risalire all'ebraismo che è il primo, la matrice, senza sminuire o omologare o parificare il significato di fedi rivelate che in quanto tali mantengono una loro fortissima distinzione.
Ma significa, più modestamente e forse più proficuamente, riconoscere il fatto che se per noi, per noi tutti, i protagonisti, ovvero ebrei, cristiani e musulmani, il Signore è uno e uno soltanto, allora non si può che ritrovarci nel suo essere lo stesso Signore, nel mistero della fede, per tutti e tre i monoteismi abramitici.

Mentre viviamo in periodo storico in cui siamo spesso selvaggiamente strattonati per la camicia e per la giacca, sollecitati così a rioccuparci delle nostre appartenenze primordiali, in cui se sei ebreo non puoi fare a meno di pensarci, non puoi fare a meno di farci i conti.
In cui tutti sperduti nella metropoli cerchiamo di appigliarci non soltanto ad una domanda di senso, intorno alla nostra esistenza, ma anche a quali possono esserne le radici, le storie trascorse, le identità a cui appunto ci si possa aggrappare, pur se talvolta o molto spesso si tratta di origini o di identità posticce, inautentiche, forzate, ideologizzate, manipolate, fatte di plastica e di propaganda, però che danno sicurezza e certezze".

Martiri e assassini.
Il nostro medioevo contemporaneo

Franco CARDINI e
Gad LERNER -
Edizioni Rizzoli , 2001
Un altro libro nato dopo gli eventi del settembre 2001, in questo caso si tratta di un dialogo fra un "cattolico tradizionalista" ed un "ebreo progressista" su quattro argomenti: gli uomini bomba; le paure dell'occidente; il silenzio dell'Islam; tre fedi nella guerra.
"Un vero e proprio allarme Islam scuote da almeno un decennio vaste aree del pianeta.", così la pensa Gad Lerner sull'11 settembre, ma Cardini ribatte che quegli avvenimenti non sono da ricondurre allo scontro tra civiltà né a una guerra tra religioni, bensì al fatto che gli USA siano l'unica superpotenza rimasta sul pianeta. Insomma i due pur partendo da posizioni spesso molto diverse si interrogano a vicenda cercando una risposta che tenga presente punti di vista diversi.

  "E qui torna evidentemente (ed è un discorso più generale, che va al di là dell'essere o meno ebreo) quel clima di rigetto, che parte dall'ipotesi cioè che l'innesto di altre identità e di altre appartenenze dentro il nostro luogo di vita possa produrre insidie, possa minare e sgretolare i valori ed i parametri che ci garantiscono tranquillità nell'esistenza quotidiana. E dunque ritornano, da parte laica e da parte religiosa, idee sulla non integrabilità dentro il nostro consesso metropolitano e dentro la nostra comunità sociale. Si profila l'inintegrabilità di altri che sarebbero in qualche modo irriducibili alle nostre regole. Questa cosa vale moltissimo in Italia oggi nel dibattito che si fa intorno alle comunità islamiche.

C'è dietro però un senso comune molto diffuso del quale dobbiamo tenere assolutamente conto. Questo senso comune che è fatto dell'esperienza feriale della gente, delle idee che le persone si fanno nella difficoltà del vivere giorno dopo giorno, per cui finisce per essere considerata una gran balla questa, che gli uomini siano tutti uguali tra loro e che quindi tutti possano in qualche modo accedere sul nostro territorio agli stessi diritti in quanto si tratterebbe di diritti universali. C'è chi esprime tutto questo in termini anche filosofici. Gli uomini sarebbero completamente diversi tra loro e per preservare queste diversità se ne stiano ciascuno a casa propria, senza mescolarsi in un una sorta di meticciato universale (perché sarebbe come uccidere la nostra storia, la nostra memoria, le nostre fedi). Questo si teorizza. Perciò dobbiamo farci i conti".

 

 

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