La politica per amare di più

Pubblicato il 29-03-2024

di Redazione Sermig

Inizi anni ’70. Il Sermig incontra Giorgio Ceragioli, esponente di spicco del mondo cattolico torinese e professore al Politecnico di Torino. Inizia un cammino di arricchimento reciproco. Sul libretto Lotta attiva e contemplazione scrive: «Sono fra i molti amici delle comunità del Sermig, e da queste vengo sollecitato, di volta in volta, a scrivere una presentazione, a discutere un’iniziativa, a pensare se si può proporre un’idea nuova, a interessarmi di cosa fare: sarebbe quasi un’ossessione se non fosse il modo con cui il Sermig cerca di coinvolgere tutti i suoi amici, di scuoterli dai dubbi, dall’inerzia o dalla stanchezza, per cercare di realizzare qualcosa insieme, per incidere sulle dure realtà sociali e personali che spesso ci stanno di fronte». Il Sermig è «un turbinare di iniziative, un affannoso attivismo che potrebbe anche essere “buttato al vento” se non fosse ancorato alla preghiera, a un serio tentativo di essere più cristiani. Lo sforzo di contemporaneamente costruire una comunità cristiana viva e di capire i problemi mondiali; di inserirsi profondamente nelle lotte contro le ingiustizie e di mantenere l’amore e la fede; di pregare e pregare pur “sparando” una iniziativa dopo l’altra: questo sforzo è certamente grande e lascia i suoi segni».

Dal Terzo Mondo comprendiamo che non dobbiamo chiuderci nei nostri piccoli problemi, con un’ottica di egoismo, ma aprirci a una educazione alla mondialità, facendo famiglia con tutti: comprendiamo che l’uomo è soggetto e oggetto di peccato, spesso, dei limiti, che gli impediscono di vedere il fratello, l’altro uomo, anch’esso soggetto e oggetto di amore. Emerge, così, il valore dell’uomo, lo scandalo della miseria vicina e lontana, le esigenze profonde dell’uomo, l’importanza della pace.

Il povero ci interpella in modo personale, cerca la soluzione dei suoi problemi in questo momento, non gli basta neppure che si stia dalla sua parte senza far nulla: egli vuole uscire dalla sua condizione di ingiustizia. Di qui la necessità, per tutti, di lottare contro la miseria, che è sfruttamento, oppressione, disuguaglianza, mancanza di amore.

Ma pace vuoi dire lotta contro gli armamenti e lottare contro gli armamenti vuoi dire lottare a favore e con i poveri che sono uccisi dalle armi: vuoi dire lottare per la giustizia che chiede di usare le ricchezze, oggi sprecate nel costruire o comperare armi, per eliminare le barriere e le emarginazioni sociali, culturali, economiche.
Si capiscono così le campagne contro le speculazioni nel settore medico, contro l’aborto, a favore delle persone colpite da calamità naturali, contro la droga e la violenza.

Come il Sermig si pone dinanzi alle situazioni che si presentano? Innanzitutto l’ascolto – viene in mente il Non bussate: è già aperto, come titola un libro di Ernesto Olivero –, il far propria la situazione, l’agire con iniziative a largo raggio, dal volantinaggio, ad articoli sui giornali, a mostre con la finalità di coinvolgere la gente, al creare un movimento di opinione che avesse le carte in regola per rivolgersi alle istituzioni, alla politica.

Un esempio è la “battaglia” per il controllo e il contenimento delle tariffe dei medici. Tutto era partito da una richiesta di aiuto per un bambino che doveva essere operato negli Stati Uniti. Le attività rivolte a raccogliere le necessarie risorse economiche sono state affiancate da una campagna rivolta ai problemi sanitari e agli onorari dei medici che ha trovato forte riscontro sui giornali e sull’opinione pubblica. Il bambino è stato operato con successo, e il movimento che si è creato ha portato una scossa alla sanità pubblica, molti medici si sono coinvolti, sono state presentate proposte al Ministero della sanità dalle quali non è escluso siano emersi altri risultati concreti.
 

A cura della Redazione 
NP febbraio 2024

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