Parcheggio custodito cercasi

Pubblicato il 29-04-2016

di Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - Quando mi interrogano sul senso della vita, se posso, mi giustifico, dico che ieri non ho potuto studiare. Non è che non lo so, cioè forse lo so o forse no, ma in definitiva è una risposta che ognuno deve trovare per sé. Quindi io mi trovo la mia e ognuno la sua, ma per favore niente interrogazioni. In questi giorni molto si sta parlando del Premio Oscar per la migliore colonna sonora (l’ultimo film di Quentin Tarantino) a Ennio Morricone.
Un premio che secondo me il Maestro ottantasettenne ha ampiamente meritato in più di un’occasione, ottenendo finora solo una tutto sommato misera statuetta alla carriera (2007) che a me e a molti sapeva un po’ di doverose scuse.

Ma premio o non premio, la sua musica ha aggiunto molto alla mia vita, da sempre, portandomi ogni volta, in ogni film, che si trattasse di un western o di un film drammatico o di quello che volete voi, ad un livello emotivo superiore, che il film da solo non avrebbe mai potuto darmi. La sua musica è un po’ come un testo di Fabrizio de André. Lì ci può stare quella parola e quella soltanto, non un’altra. Così sotto quella scena ci può stare solo quella musica, che connota la scena stessa in modo così importante da diventarne ogni volta inscindibile, cosa che altri compositori mille volte più premiati (Hans Zimmer, per esempio, che ammiro molto) non hanno saputo fare. Prendete il tema del film Pirati dei Caraibi (di Zimmer, appunto) e mettetelo sotto qualche scena de Il Gladiatore, o de Le Crociate. Tutto sommato continua a funzionare tutto abbastanza bene. La musica è giusta ma diciamo intercambiabile, è un sottofondo.
Viceversa provare a spostare il tema d’amore di The Mission (di Morricone, la celebre Gabriel’s Oboe) e metterlo da un’altra parte... Oppure il tema della morte di Jimmy Malone (Sean Connery) nel film Gli intoccabili.

Oppure ancora il Tema di Mosè nell'omonima serie interpretata da Burt Lancaster, oppure il main title della serie Il Segreto del Sahara interpretato da Amii Stewart. Non è proprio la stessa cosa, vi assicuro.
Sono musiche pensate per quella scena e per quella soltanto, che la portano ad un livello di pathos e comunicazione estremamente intensi, direi unici. Ma tutto questo mi riporta inesorabilmente alla domanda iniziale. Io (o ciò che faccio), per chi o per cosa sono un valore aggiunto, sono importante, insostituibile?
Qual è il posto che io e solo io, o il mio lavoro, possiamo occupare? Che senso voglio dare alla mia vita e alle mie opere? E poi chi sono, da dove vengo, dove vado, dove sto andando, e soprattutto, ci sarà un parcheggio là dove sono diretto? In definitiva, qual è il senso vero della mia vita? O quello che vorrei che avesse?

Molte volte la musica mi ha indicato le risposte, eccitandomi emotivamente così tanto che potevo sentire solo risposte vere, profonde e sincere alle mie domande.
Ieri non ho studiato, ve l’ho detto, ma oggi troverò il tempo. Se volete, fatevi le stesse domande, e se se trovate le risposte (magari anche il parcheggio...), ditemelo.


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