Ombre d'autunno

Pubblicato il 16-11-2020

di Gian Mario Ricciardi

Le ombre d’autunno avanzano. Sono tan­te. Sono dentro e fuori di noi.

Non è vero che “tutto è andato bene”. Lo vediamo ora che una generazione, quella che per noi ha lottato, costruito e pianto non c’è più. Allora, di riflesso, ci accorgiamo della ricchezza del “welfare” dei nonni che sta evaporan­do nelle ultime giornate di sole pieno. Così cresce la paura di non farcela da soli e cresce l’egoismo. Vo­lontari? Sì, ma i rischi e le file delle mani tese si as­sottigliano. Solidali? Sì, ma con tanti se; e le offerte, eccetto il 5 per mille che non costa nulla, diminu­iscono dovunque: in chiesa, nelle associazioni, per curare le malattie rare, per le iniziative di crescita culturale ed umana, per le missioni. Accoglienti? Sì, ma spaventati dall’idea, che resta tale, che gli im­migrati portino l’epidemia. Infatti i casi di razzismo aumentano quanto i corsi di difesa personale e la voglia d’essere palestrati. I poveri? Sono sempre di più e più soli. La Caritas e le associazioni stanno fa­cendo l’impossibile ma, se vince la sincerità, va det­to che i tempi in cui ci si commuoveva per un bim­bo di colore morto affogato o ragazzini senza casa e senza tutto sono, purtroppo, passati per molti.

È in corso un lento, continuo, quasi inconsape­vole ritorno al privato che non promette nulla di buono. Provocherà un “serrate le fila”; moltipli­cherà i sistemi d’allarme e le inferriate; alzerà muri invisibili ma veri che terranno lontano da noi gli in­desiderati, i fragili, quelli che fanno parte della cul­tura dello “scarto”. Quante volte papa Francesco ci ha messo in guardia ed ancora con l’ultima enciclica sulla fratellanza. La pandemia ha solleticato ciò che di peggio c’è in noi. Non lo ammetterebbe mai nes­suno, ma è così purtroppo. Il “coprifuoco” che scatta, soprattutto la sera, ha cancellato quasi del tutto gli incontri, le discussioni, le presentazio­ni dei libri, i “ludi historici”, che hanno favorito la crescita umana di tutti. Umanità, appunto. La tendenza è di diventare più cattivi “dentro”. Ecco perché non si è più disponibili ad aprire la porta a nessuno: chiunque può portare il contagio.

Preoccupazione giusta che, paradossalmente, viene trasformata in arma di difesa ed isolamen­to: non vengano gli immigrati, non entrino gli ultra sessantacinquenni, restino isolati gli ospiti delle Rsa... Sono le ombre. Tante, giuste a volte, ma che diventano paraventi del nostro egoismo.

Fatti salvi i giorni di vacanza quasi obbligata a cui ci si crede obbligati, sulle strade, soprattutto nei paesi in alcune ore del giorno, cala un silen­zio innaturale. Sono le nostre auto che si muovo­no molto meno: così le normali relazioni sociali si affievoliscono e saltano, le vecchie amicizie si raffreddano. Ne risente la qualità della vita, ma anche l’economia: certi lavori meglio non farli ora, meglio rinviarli, tanti acquisti anche. Così la piattaforma lavorativa cambia, si modifica, si restringe come una coperta bagnata. E si vede!

Le scuole sono diventate, loro malgrado, la car­tina di tornasole del nostro livello di civiltà. Lo fanno con tanta fatica, grande impegno ma an­che ritardi imperdonabili. L’hanno trasformata in una battaglia politica.

Sono giorni duri, a rischio per tutti, giorni nei quali la costruzione dei nostri valori e delle sen­sibilità e le emozioni stanno cambiando. Forse è meglio, a volte, davanti alle ombre, fermarsi per capire dove ci stanno portando. Sono ombre lunghe, molto lunghe.

Gian Mario Ricciardi
NP ottobre 2020

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok