La via stretta

Pubblicato il 11-08-2023

di Gian Mario Ricciardi

Sfiorita la pandemia, resta una via stretta che, volendo, abbraccia tutte le ore e tutti i giorni. Resta un mondo geopolitico diverso: Unione Sovietica in difficoltà, Europa piccola-piccola, Usa e Cina in lotta per il predominio, Africa in rivolta e fuga, Medioriente incendiabile. E il nostro è un sentiero irto, come quello che nel deserto d’Israele scende e sale dal monastero di San Giorgio a Gerico, ma si può percorrere con un buon bagaglio di valori umani. È un tragitto più impervio ancora per chi crede: è scosceso, scivoloso, colmo di insidie, come la vita.

L’accoglienza è sacra per tutti, di più per chi ha fede. Apriamo le porte a chi fugge e cerca luce, nonostante le paure e un velo di egoismo coltivato un po' da tutti, sottotraccia e anche, spesso, in modo inconfessato negli anni della paura e dei sospetti. Come si fa a sbarrare la porta come con i ladri?

Purtroppo, la pace non c’è non solo a Kiev. C’è un’Ucraina aggredita che soffre (come il popolo russo obbligato al fronte da Putin), chiede armi ma vuole la pace come tutti. Ha pienamente il diritto di difendersi; certo, quelle scene di morte sono terribili.
Aiutarli è un dovere. Quando poi si decapitano i prigionieri, come fa l’ISIS, si sa da che parte stare. Non ci sono alibi che tengano.
Torneranno le mani tese agli altri, nonostante i timori dei contatti che i benvenuti disinfettanti ci hanno lasciato a fior di pelle.
Se ne andranno le paure e ci si riabbraccerà.
Finalmente!

Rifiorirà la solidarietà stemperata da mesi di sospetti che, come ombre, hanno disegnato sull’asfalto le tante fragilità umane, quelle che abbiamo visto, quella sera con papa Francesco, solo, nella piazza deserta di San Pietro, spettrale ma anche immagine di speranza.
C’è in giro un vento di “ritorno al privato”, di porte chiuse, di voglia di muri (anche elettronici, “luminosa” idea di qualche Stato dell’Europa) però c’è anche una gran voglia di incontrarsi, di immergersi nel verde, nell’arte, nella ricerca dell’altro.
È il nuovo che avanza.

Il terremoto in Turchia ha risvegliato la condivisione anche nel dolore e lo slancio a fare, come durante il Covid infermieri e medici, sacerdoti e farmacisti.
Quella culla e il bimbo (e gli altri) lasciato a Milano da una mamma dolce ma povera chiedono a tutti di intervenire per proteggere la vita in tutte le sue forme (dalla nascita alla morte, alla maternità surrogata).
I cristiani perseguitati (e uccisi) nel mondo non possono lasciare indifferenti nessuno.
Si può vivere bene, ma anche fermare la distruzione della terra dall’Amazzonia all’Africa in mano a giochi politici e a business esagerati e immorali. Come si fa a restare indifferenti? Quante volte lo ripete papa Francesco!

Sì, è una via stretta quella intrapresa da qualche mese, sempre sospesa tra generosità ed egoismo, tra aperture e chiusure, ma è l’unica linea di confine che può tentare di conciliare la difesa da un’invasione con la pace; l’umanità e la barbarie; la democrazia o la dittatura; è partito il biblico esodo dall’Africa e dal Medio Oriente.
Non si può affrontare con gli equilibri italiani e le troppe parole inutili dell’Europa; gli eccessi della società consumistica sono evidenti mentre le nuove povertà crescono.
Si sta a guardare? Sono tante le cose che non si condividono in politica, ma c’è la necessità di creare rete, pasti, letti, case e impegnarsi in prima persona come nel dopoguerra.
Va in onda il solito teatrino dei partiti, poi resta l’assoluta necessità di dare lavoro, di coltivare relazioni, di costruire una mentalità nuova. Sono tutti “passaggi” obbligati; per chi ha fede: “di più”. Non c’è mascherina che tenga!
 

Gian Mario Ricciardi
NP maggio 2023

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