Muffa
Pubblicato il 07-07-2023
Casa dolce casa, dove fare ritorno dopo un giorno di guai e di casini, trascinarsi per interminabili rampe di scale, arrivare con soddisfazione al piano giusto, appoggiare la porta dietro le spalle e provare a chiudere senza successo fuori il freddo che passa anche sotto il cappuccio e attraverso i muri, spegnere il rumore di sottofondo dove vanno in loop le urla che ti hanno fatto poco dolcemente compagnia per tutta la giornata. Abbassare il volume, fare un respiro grande, stare per togliere educatamente le cuffie, ma per un naturale istinto di sopravvivenza alzare al massimo la musica.
Buttare lo zaino da qualche parte, cercare un angolo di pace e non trovarlo, chiedersi come mai dentro sia uguale a fuori, rumore che non si spegne e freddo che continua a minacciare il cuore, non avere neanche la porta di camera tua da sbattere facendo tremare la casa perché non esiste uno spazio tutto tuo dove rinchiuderti con i tuoi fantasmi e giocare a farli scomparire, costruire una corazza per difenderti dai mostri, fare esperimenti sul tuo corpo per inventarti un nuovo tu.
Chiuderti in bagno, fissare la tua faccia sopra uno specchio e chiederti cosa hai fatto di male per meritarti tutto questo. Materassi da tirare su di giorno e giù di notte per riuscire a starci tutti, accampati uno sopra l'altro in qualche modo. Spifferi nella finestra da cui passa il gelo, macchie di muffa che riempiono il muro al posto delle foto dei ricordi più belli che non sai più dove andare a cercare. Dovresti studiare ma non c'è un angolo di tavolo dove appoggiare un libro, la testa è già tutta piena di pensieri brutti, neanche lì c'è un piccolo spazio dove mettere le cose, sei sopra un filo da cui potresti cadere in qualsiasi momento, presente troppo triste per immaginare un futuro.
La notte passa tra un colpo di tosse e uno starnuto, il catarro in gola e il raffreddore che non va via, influenza che si trasmette di fratellino in sorellina e dalla sorellina torna al fratellino. Tenere in tasca un bianchissimo fazzoletto di carta e pulirsi il naso con la manica della tua maglia preferita, quella che non vuoi cambiare mai e tieni anche per dormire, fare fatica anche solo a respirare. Tutti insieme per forza dentro case sovraffollate e sottodimensionate, bambini e ragazzi che crescono in famiglie monoparentali a basso reddito, dove nessuno si guadagna niente, prima il reddito di cittadinanza e ora quello di emergenza, sapere a memoria una storia inventata da dire se ti chiedono che lavoro fanno i tuoi.
Qualcuno deve contendersi l'amore e lo spazio anche con gli animali, perché dove non c'è una briciola di affetto, lo si cerca comunque in qualche altro modo, meglio la zampa di un cane che la mano di un infame. Non c'è intimità e non c'è protezione. Il cuore scoppia di cose da tenere dentro, pieno di segreti che non puoi confidare a nessuno, per vergogna e per l'orgoglio, per il senso di lealtà che ti lega indissolubilmente al sangue dello stesso sangue da cui ancora dipendi per vivere e a cui apparterrai per sempre, perché la pancia di mamma è l'unico posto dove senti di essere stato al sicuro davvero.
Allora finisci per odiare e amare allo stesso tempo la puzza di muffa e quella stanza dove tutti fanno tutto, sempre, insieme per forza di giorno e di notte. Senza di loro, non esisteresti tu, pensi che siete invincibili vicini e un attimo dopo vorresti solo scappare via il più lontano possibile. Senti la muffa che si sta formando anche sopra la tua pelle e ti viene l'ansia. È notte ma nessuno dorme, pensi alle sfortune diverse e uguali dei tuoi amici, vorresti solo piangere ma tanto nessuno si accorgerebbe neanche di quelle lacrime, puoi solo fare finta che possa succedere qualcosa di diverso, sperare che in qualche modo tu e i tuoi amici ne uscirete fuori. Insieme.
Marco Grossetti
NP aprile 2023