Liberi di cambiare il corso della storia
Pubblicato il 28-03-2021
Non avevano nessun sentimento? Perché non facevano che ammazzare tutti, tutti quanti? Senza lasciare neanche un testimone. Così adesso nessuno conosce la storia vera. Così Cynthia Ngewu il 26 aprile 1996 durante la seconda udienza della commissione sudafricana per la verità e la riconciliazione. Cynthia aveva appena raccontato della scoperta della morte del figlio e del penoso riconoscimento all’obitorio. Suo figlio Christopher era uno dei tanti giovani neri barbaramente uccisi dalle forze dell’ordine boere durante una manifestazione contro l’Apartheid nel 1986. Nel giro di pochi anni il Sudafrica cambiò profondamente.
Mandela era stato liberato nel 1990 e aveva stupito il mondo con un famoso discorso in cui proponeva una nuova fase di conciliazione e pacificazione tra bianchi e neri. Nel 1994 divenne addirittura presidente della Repubblica dopo aver contribuito insieme all’ex presidente De Klerk all’abolizione della segregazione razziale. Qui sta il punto: la liberazione di Mandela e la fine dell’apartheid avrebbero potuto portare ad una massiccia vendetta della popolazione nera nei confronti di quella boera. Ma così non è stato. Grazie soprattutto alle scelte di Mandela, prevalse il desiderio di riconciliazione su quello della vendetta.
Tra il 1995-1998 scelse di istituire la Commissione per la verità e la riconciliazione per ricucire le terribili lacerazioni che avevano diviso il Sudafrica. Il vescovo anglicano Desmond Tutu fu chiamato a presiedere quello che da molti storici è stato definito uno straordinario esperimento di riconciliazione e di unità nazionale. Lo scopo della commissione era dare voce alle vittime di tutti gli schieramenti e individuare i colpevoli i quali, nel caso in cui avessero riconosciuto i loro crimini, ricevevano l’amnistia. Far parlare le vittime ha significato riconoscerne la sofferenza e la dignità. Mandela aveva capito che la sofferenza che non trova ascolto genera violenza ma quando viene accolta può cambiare in meglio i destini dei popoli. Il caso sudafricano ci permette di pensare alla storia in modo diverso rispetto a quella che ci viene proposta a scuola.
La storia non è solo un lungo elenco di avvenimenti per lo più di natura politica e bellica ma l’occasione in cui scoprire come la libertà umana può cambiare il corso degli eventi. Indagando il comportamento umano e il contesto in cui si realizza, scopriamo che quello che sembra ineluttabile non lo è affatto. Un avvenimento una volta accaduto non può essere modificato, ma quando si genera scopriamo che gli uomini mantengono sempre una libertà sufficiente per orientare i loro comportamenti verso orizzonti nuovi e alternativi. Mandela e molti sudafricani hanno pienamente vissuto tale libertà indicando strade nuove, lontane dall’odio e dalla paura.
Renato Bonomo
NP gennaio 2021