Le parole nella storia

Pubblicato il 04-08-2021

di Renato Bonomo

La storia è un sapere che ha un approccio specifico per comprendere la realtà: la studia considerando il suo divenire nello spazio e nel tempo. Per questo motivo noi abbiamo la storia dell’uomo, la storia della matematica, la storia della scienza. Anche delle parole possiamo conoscerne la storia; anch’esse subiscono cambiamenti, nel tempo infatti la stessa combinazione di lettere può assumere significati ben diversi.
Molto poi dipende dal contesto culturale, politico e sociale in cui vengono pronunciate e scritte. Ecco l’estrema cautela nel maneggiare le parole, soprattutto quando ci confrontiamo con ambiti molto diversi dal nostro.

Proviamo a ragionare su alcuni esempi: prendiamo il termine pace. Nella storia di Roma il termine "pax" ha spesso significato la sottomissione dei popoli al dominio romano. Per i latini "pace" significava "pacificazione" ossia il soggiogamento definitivo dei nemici resi finalmente inoffensivi. In un celeberrimo passo, Tacito metteva in bocca al generale caledone Calgaco l’affermazione secondo cui i romani chiamavano pace ciò che avevano reso un deserto.
Discorso coerente con la mentalità del tempo per cui la pace si preparava con la guerra che avrebbe dovuto tacitare i nemici.

Un’altra parola che ha avuto una storia travagliatissima è "giustizia". Sul tema, rimane ancora insuperata la lezione di Platone nella sua Lettera VII in cui il filosofo denunciava la grande confusione che colpiva gli ateniesi del suo tempo.
Quando i suoi concittadini, condannando Socrate, l'uomo più giusto di tutti, si erano convinti di aver fatto "giustizia" e invece avevano clamorosamente scambiato l’ingiustizia per la giustizia. Quando la confusione tra bene e male avanza, siamo capaci dei più atroci delitti, ci ricorda Hannah Arendt nella sua Banalità del male.

Scoprire i diversi significati attribuiti alle parole nel corso del tempo non significa cadere nel relativismo per cui vale tutto (o, meglio, non vale niente). Significa scoprire come gli uomini, in ogni tempo, si siano posti il problema di definire questi valori perché hanno subìto azioni ingiuste, hanno sofferto e patito, hanno sognato un mondo migliore. Forse questa può essere una prospettiva efficace per cercare il significato dei valori fondamentali che ci permettono di vivere insieme, senza cadere in contraddizioni.
Provare a partire non da grandi problemi teorici (che cosa è la giustizia?) ma dai piccoli episodi quotidiani di ingiustizia, discriminazione che anche i bambini sanno riconoscere.
Proprio curando le piccole ingiustizie, sapremo costruire società più giuste.


Renato Bonomo
NP aprile 2021

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