La folle corsa

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Come misurare il benessere di una società? Con indici economici oppure, per esempio, guardando a quante persone offrono gratuitamente se stesse?

di Claudia Calisti 

Se oggi mi chiedessero “Chi è il tuo acerrimo nemico?”, non avrei dubbi e risponderei “il denaro”.
L’idolo denaro che si è insinuato a poco a poco, subdolamente, silenziosamente dentro di noi fino a stravolgere, invertire il giusto ordine delle cose.
Il Dio denaro, che mi fa lavorare come un automa, magari a scapito della salute, di certo trascurando enormemente le relazioni umane, e quei già delicati e traballanti rapporti familiari.

Mi sfugge di mano il denaro, perché mi fa comprare cose sempre più inutili, illudendomi di essere grande perché faccio parte di quella massa uniforme e confusa che corre impazzita verso una direzione ignota.
Il denaro, per permettermi una vita dignitosa. Per andare in vacanza. Per cambiare il guardaroba. Per sostituire l’auto. Per l’asilo dei bambini. Per il cellulare. Per assumere una badante. Per la moto di mio figlio.

Quante voci… quante esigenze… Gli slogan ci assordano. Il consumismo ci acceca. E la massa ci schiaccia e ci trascina. Non resta che lasciarci trasportare, perché abbiamo perso i punti di riferimento ed è sempre più difficile orientarsi. Il vortice della quotidianità ha atrofizzato la nostra capacità di soffermarci e di riflettere. Il vento dell’Avere e dell’Apparire ha portato via con sé le nostre peculiarità.

Il sottofondo della vita è rumoroso, ci distrae e ci conduce per le strade di un mondo che ha perso di vista la logica, il buon senso, il buon cuore.

Anche le più piccole vicende di ogni giorno vanno alla rovescia: abbiamo i minuti contati. Troppo pochi per accettare che qualcuno sia arrivato prima a un parcheggio. Troppo pochi per permetterci il lusso di lasciare attraversare un pedone. Per regalare un sorriso. Per chiedere scusa quando, camminando veloce, andiamo addosso a qualcuno.

Già, ma i viaggiatori siamo noi e sulla mappa della vita restano ancora molte altre strade, forse meno frequentate, ma certamente praticabili. Sì, perché la qualità della vita non è proporzionale alla mole di cose che possiedo. Le statistiche misurano il benessere dei cittadini in base al parametro denaro, il successo di questo o di quel partito in base alla crescita economica. Ma il benessere vero è un altro. La felicità vera è quella che permette all’uomo di passeggiare, di camminare e non di correre. Di non guardare l’orologio quando una persona ci sta parlando dei suoi problemi.

Sono ricco sul serio quando ho un amico in più che mi vuole bene. Quando so che nel bisogno, più di qualcuno pregherà per me.

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Mi sento privilegiato quando una passeggiata nella natura è ancora capace di sorprendermi. Quando preferisco una chiacchierata con un vecchio amico ad uno shopping sfrenato in un pullulante centro commerciale.

Sono più ricco quando provo a guardare negli occhi le persone che incrocio per la strada, quando sorrido ad un bambino. Mi sento privilegiato quando sono spettatore e non più attore di un mondo che corre troppo veloce senza nemmeno più chiedersi il perché. Rincorre il denaro, lo raggiunge, lo conquista. Lo scambia con altro, ma poi non è mai felice.

La gratuità… abbiamo dimenticato la sua profonda bellezza. Perché non misurare il benessere di una società, di una comunità in base a quanto le persone offrono gratuitamente tempo, professionalità, disponibilità umana? Offrire se stessi… non è forse fonte di infinito benessere per sé e per gli altri? Per rispondere basterebbe pensare ai nostri nonni. Scopriremmo che erano molto più sereni e felici. Con meno soldi, certo, ma idee ben chiare in testa. Basterebbe guardare le immagini dei bambini che vivono nei Paesi in via di sviluppo per capire subito che il sorriso nasce da quello che abbiamo dentro di noi, dalle nostre risorse interiori.

Certamente con il denaro posso cambiare auto, posso stipendiare una baby-sitter per i miei bambini, o una badante per la nonna che sta male. Ma sono così sicuro che il denaro possa farmi “incassare” la gioia duratura di rapporti forti e saldi? Cosa siamo senza gli altri? Possiamo veramente essere ricchi se siamo senza amore? Solo l’Amore è eterno. Solo il dono di sé può arricchire ed arricchirci per sempre.

Fermiamo questa folle corsa. Raccogliamo i pezzi. Ascoltiamo il silenzio e nel silenzio riprendiamoci la nostra vita.

di Claudia Calisti

 

 

 

 

 

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