La crisi della domenica

Pubblicato il 09-08-2012

di Corrado Avagnina

di Corrado Avagnina - Il giorno di riposo settimanale al centro di un dibattito ancora in corso.
L’unica offerta sociale che si avanza sembra quella di passare la propria vita in un centro commerciale. Io la reputo una regressione”. Lo dice non un monaco fuori dal mondo o un profeta in vena di utopie, ma nientemeno che Susanna Camusso, segretario generale della Cgil che, in un’intervista ad Avvenire, continua mettendo il dito su una piaga collaterale, cioè su tutto quanto è richiesto – per queste domeniche degli altri, passate a sbirciare vetrine – in termini di lavoro assortito e… scriteriato. Infatti bisogna ricordarsi che se si può approdare il dì di festa al centro commerciale è anche perché c’è chi lo tiene aperto, attivo, in funzione. “E sono lavoratori con redditi bassi ed orari già disagiati – aggiunge la Camusso – che spesso lamentano un part-time con turnazioni frastagliate, richiami al lavoro in orari scomodi e con poco preavviso. Dover inserire anche tutte le domeniche nelle varie turnazioni rischia di essere un aggravio insopportabile. Se poi si considera che la maggior parte di questi lavoratori è formata da giovani e donne, si colgono facilmente le enormi difficoltà ad organizzare una vita familiare. Con le scuole, gli asili e tutti i servizi pubblici che la domenica sono chiusi”. Insomma, il giorno di festa sta diventando una questione di diritti umani.

Qualche settimana fa c’è stata una mobilitazione in mezza Europa, con i sindacati in prima linea, a difendere il giorno di riposo settimanale, con la richiesta corale che coincida il più possibile per tutti, nella domenica appunto. L’intento è quello di assicurare alle famiglie un momento di pausa rigenerante, in cui ritrovarsi insieme per coltivare legami, affetti, relazioni… che non hanno prezzo. Non si può lavorare e basta, pur che sia! Che poi per i cristiani sia, la domenica, quel Giorno del Signore in cui incontrarsi per l’eucaristia, in cui sostare per la preghiera, in cui nutrire la festa di carità, accoglienza, solidarietà, fraternità... tutto ciò si trasforma in un modo legittimo ed importante di spendere la pausa settimanale per gli ideali in cui si crede. E non c’è da vergognarsi – anzi – nel ritenere questo giorno come un valore, innanzitutto umano e quindi ovviamente cristiano. La domenica non è un privilegio, è un bisogno dignitosissimo.

Brutta bestia la crisi, se ci mangia inopinatamente anche la domenica. Francamente la liberalizzazione degli orari dei negozi e degli esercizi commerciali, senza più limitazioni di sorta, non aiuta né chi ci lavora né (forse) chi dovrebbe essere cliente. Tutto si scombina. Nel segno dei consumi. Ma possibile che non si pensi al fatto che calano gli acquisti non perché i negozi chiudono la domenica ma perché non ci sono più soldi? Ed infine non abbiamo nulla di meglio che consumarci la domenica a gironzolare davanti a prodotti che non possiamo comprare, che magari non ci servono, che comunque ci attirano e che alla fine ci conquistano in qualche modo? Purtroppo siamo alla mercé delle cose. Ed in troppi non ce ne accorgiamo più.

Quarta Pagina – Rubrica di Nuovo Progetto

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