La buona politica

Pubblicato il 09-08-2012

di Corrado Avagnina

di Corrado Avagnina - Nonostante la crisi e il governo tecnico non può mancare l’apporto di uno spirito di servizio “alto”. Tutto è cambiato, nel giro di poche settimane. Per via della crisi che ci mette in ansia, su più fronti. Ma, al di là degli affanni domestici, personali, familiari, ecco farsi largo – in tempi inquieti come questi – un brutto clima imperniato sulla… geopolitica. Lo si respira dal basso, tra la gente. Molte espressioni si situano sopra le righe. La disaffezione sale aspramente di tono. E nonostante l’avvento del Governo del prof. Mario Monti, che ha assunto la veste dell’esecutivo tecnico, con i partiti spinti a fare un passo indietro (fino a che punto, però, non è dato sapere), i mugugni non si sono smorzati. Anzi, dopo il decreto Salva Italia non sono mancate le lagnanze pure forti per le scelte operate che impongono un bel peso di sacrifici, non sempre ritenuti equamente distribuiti. In genere adesso sale aspramente di tono la reazione della cosiddetta anti-politica.

Complice anche la melina sulle indennità e sui compensi ai parlamentari, da più parti in modo esplicito o sconfortato si registrano repliche stizzite e colorite, che squalificano di brutto praticamente tutto il mondo della politica. Si impiegano parole senza sconti. Si cavalca l’onda della disapprovazione totale. Il momento è confuso. E bisognerebbe tenere i nervi saldi, nonostante tutto.

Diciamo subito che la politica – nei suoi costi e nelle sue dubbie trasparenze – dovrebbe darsi una mossa decisa che invece sembra tardare. I cittadini hanno bisogno di segnali chiari, da chi ha avuto la delega popolare ad occuparsi della cosa pubblica. In tempi di crisi i sacrifici vanno ripartiti, proporzionalmente, tra tutti. E la sobrietà dovrebbe essere termine da declinare da parte del mondo politico praticamente daccapo. Senza troppi ritardi, senza abili ed irritanti furbizie. Ma dobbiamo anche dirci che non possiamo limitarci ad imprecare o ad accusare, lanciando epiteti nel mucchio, sbaraccando la politica tout court. Capiamo le arrabbiature, che sono anche talora giustificabili. Ma adesso ci vuole lucidità.

La posta in gioco non si può affrontare con un senso ramificato di disfattismo. Nella barca stiamo tutti. E nessuno può fuggire quando le acque si fanno mosse. In ogni caso c’è da ritrovare un quadro accettabile, in cui ognuno si assuma le sue responsabilità. Intanto non ne possiamo più di una prassi elettorale che manda a legiferare e ad occupare i gangli del potere i nominati e non i votati. Peccato che non si possa andare al referendum.

Ci avevamo sperato, per dare una scossa su questo terreno. Ma, certo, come cittadini, ci domandiamo: a chi, a che cosa dobbiamo ancora aggrapparci perché questa legge elettorale sia spazzata via? Abbiamo bisogno, se il caso, di essere in condizione di cambiare il personale politico, che riteniamo non all’altezza. Però poi non finisce lì: dobbiamo tallonare gli eletti, chiedere conto, interpellarli non per favori particolaristici ma per scelte oculate sul bene comune. Dobbiamo riportare insieme la politica a livelli dignitosi, nitidi, coerenti, essenziali. Ma non possiamo lasciarci travolgere dall’anti-politica. Poi qualcuno, comunque, la politica la farà lo stesso. Magari facendoci cadere dalla padella nella brace… La democrazia non sta da un’altra parte, sta dentro, come anima della politica che vogliamo. E speriamo di volere tutti proprio una politica altra. Perché la politica appartiene al basso ma deve essere alta.

Quarta Pagina – Rubrica di Nuovo Progetto

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