In difesa di Dom Hélder
Pubblicato il 25-10-2023
Lei sa, carissimo dom Hélder, che a Torino siamo in molti, moltissimi, a ricordarla con ammirazione, con riconoscenza, con affetto. Specialmente tra i giovani. La sua presenza in mezzo a noi, anche se breve, a due riprese, ha segnato tappe importanti in quel cammino di reciproca comprensione, in quell’impegno di solidarietà che costituisce un valore fondamentale per una vita veramente umana, che traduce la consegna data da Cristo a chi lo vuole seguire: da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se vi amerete tra voi.
Se migliaia di chilometri ci separano, l’amore fraterno ci unisce con un vincolo che non conosce distanze. Le sofferenze e le gioie sue e della sua gente sono le sofferenze e le gioie nostre. Per questo ci addolora profondamente la notizia delle persecuzioni a cui è fatta segno la Chiesa sorella di Olinda e Recife, nella persona di alcuni suoi esponenti che più generosamente si sforzano per tradurre in atto il precetto dell’amore che ci lega a tutti i fratelli, in primo luogo ai deboli, agli oppressi, agli sfruttati. Ce l’ha ricordato ancora recentemente Giovanni Paolo II: «Non c’è amore senza giustizia».
Mi riferisco alla lettera aperta con cui dom Marcelo denuncia, senza ambagi, «la terribile ondata di persecuzioni che si abbatte sulla Chiesa del Nordest e, con maggiore intensità, sull’arcidiocesi di Olinda e Recife».
Fratello carissimo, le sono vicino e come me tanti e tanti che le vogliono bene, tanti e tanti che cercano la giustizia e la pace, che vogliono realizzare l’amore. Faccio mia la protesta di dom Marcelo. Protesta che si estende a tutte le ingiustizie, le violazioni dei diritti umani, le violenze che si commettono vicino a noi e lontano da noi.
Il vostro esempio ci stimola a fare quanto ci ha detto lei una volta a Torino: «Se volete aiutarci a realizzare la giustizia e la solidarietà nel terzo mondo, cominciate a realizzarla nel vostro mondo».
Michele Pellegrino
da Progetto (ora NP) 1979 n. 2
NP agosto / settembre 2023