Impariamo a respirare
Pubblicato il 09-05-2016
di Mauro Tabasso - Le mie mani sono spesso bollenti. Mia moglie dice che potrei fare il pranoterapista, ma non so se è un complimento... Significherà forse che sono un tipo molto “impranato”? Spero di no, in ogni caso in famiglia a volte approfittano di questo mio stato. In sanscrito, il termine prana significa letteralmente vita, ma anche respiro, spirito. Il pranoterapista è colui che attraverso l’imposizione delle mani induce il passaggio di questo soffio vitale dalle sue mani alla parte dolente di un paziente, in modo da favorirne la guarigione o alleviarne la sofferenza. Il prana è qualcosa che ci circonda, ci avvolge, ci compenetra, è nell'aria. Il respiro è qualcosa che ci carica, ci energizza, ma anche ci rilassa, ci distende. Respirare è una delle prime cose che impariamo venendo al mondo (da piccoli siamo tutti impranati), poi crescendo non ci dimentichiamo come si fa, ma prendiamo delle brutte abitudini, e frequentiamo corsi di yoga, di training autogeno o di rilassamento nella speranza di imparare nuovamente a respirare in modo corretto e magari ridiventare un po’ anche bambini.
Respirare è una cosa talmente scontata che nessuno di noi si preoccupa di farlo correttamente, o di farsi spiegare come si fa. Diamine, dopo tutto lo sappiamo fare da soli. Ma non sempre. I musicisti sono una tra le categorie di persone che respirano peggio. Tutto è lasciato un al buon senso del maestro o dell’allievo, ma in anni di pratica e studio è abbastanza raro trovare qualcuno che ti spiega certi meccanismi. Nello sport, a certi livelli, si punta molto sull'ossigenazione dell’atleta, che ne favorisce la prestazione, ma nella musica (a tutti i livelli) quasi non se ne parla. Un concertista o un’orchestra quasi sembrano suonare in apnea, anche se si tratta di strumenti a fiato. Si vedono le loro mani compiere mirabilie o li si vede soffiare in un flauto, ma la performance sembra avvenire in un modo che non ha nulla di fisiologico. Per un cantante è diverso, anche se non tutti conoscono le tecniche giuste (e si sente...).
Eppure il respiro conferisce ritmo, dinamismo, ariosità (è il caso di dirlo) alla musica, alla melodia, ma anche alla voce e alla parola. Cambia non solo il nostro modo di comunicare, ma anche il senso delle cose che diciamo. E se il respiro è vita, non lo è solo da un punto di vista fisico. Molte religioni nel mondo, antiche e moderne, conferiscono un importante significato rituale e spirituale a questa funzione. Senza voler filosofeggiare tanto, sabato scorso, durante l’ultima prova della nostra Orchestra e Coro dell’Arsenale della Pace, abbiamo dedicato ampio spazio, attenzione ed esercizi proprio alla respirazione e alla sua influenza sull'esecuzione musicale.
Ogni volta che propongo questi giochetti mi stupisco non solo dei risultati musicali, del prima e dopo la cura, ma di come la vita che conduciamo e le abitudini che prendiamo ci portino spesso lontano da ciò che potremmo essere se solo vivessimo con un po’ più di consapevolezza. Le cose che sembrano banali e scontate spesso hanno la forza e il potere di curarci, di guarirci, o semplicemente di farci stare meglio, più in equilibrio, più in pace. Se le mettessimo in una scala di priorità vitali probabilmente ci accorgeremmo della loro importanza. Scontato è ciò a cui non diamo più peso, o valore. Per mia fortuna la musica, come la respirazione, non è mai stata scontata per me, e entrambe mi hanno insegnato e mi insegnano molto, soprattutto che ho ancora molto da imparare e forse anche qualcosina da insegnare. Pazienza se sono impanato, impranato o imbranato. La magia di una cosa scontata non è un saldo al 3 per 2, ma vita al quadrato o al cubo.
Rubrica di NUOVO PROGETTO