Ho rivisto la speranza

Pubblicato il 29-12-2022

di Gian Maria Ricciardi

Sono stato a Lourdes dopo il Covid. Sono arrivato in una serata calda osservando un tramonto di nuvole rosa. L’esplanade si è, via via, riempita di flambeaux. Non ne vedevo così tanti da due anni. Dietro quei lumini nella notte ho rivisto la speranza, finalmente. Aveva gli occhi di tanta gente come me, con i capelli bianchi, ognuna aggrappata ai chiaroscuri della vita, le storie di famiglia, le gioie e i dolori dei figli.

Ho sentito il respiro di chi, magari, non porta i piedi in chiesa, ma sotto lo sguardo di Maria e di Cristo così belli nei mosaici di Rupnik della facciata della basilica del rosario, crede di credere, colpito dal fascino e la potenza di una preghiera così vera in tutte le lingue del mondo. Ho rivisto soprattutto famiglie intere, giovani mamme e papà con i figli insieme camminare verso il futuro. E poi quel mare di candele, appena oltre la grotta delle apparizioni e la fonte inesauribile dell’acqua benedetta.

È stato un bagno di realtà viva che cambia al di là delle troppe banalità che hanno riempito questa torrida estate. Il mattino, alla grotta, centinaia di pellegrini da ogni parte d’Europa e, soprattutto, dall’Oriente. Un altro segno da leggere? In un angolo, vicino al torrente, una bellissima donna con trolley al seguito che, con discrezione rara, piangeva. Tutt’intorno mille storie di vite attraversate dalle pene che tutti noi, forse, incontriamo. In alto, nella roccia, la fermezza serena della Madonna con lo sguardo così bello come l’immagine di lei che sta all’Arsenale della Pace, la Madonna delle tre mani.

Ciò che più mi ha colpito, dopo le 17, è stata la processione eucaristica e quella serie infinita di carrozzelle, quelle vecchie e blu della tradizione, quelle nuove, motorizzate e la colata di sofferenze portate con dignità, orgoglio, fede e certezza. In quella fila lunga veramente, tra gli abiti variopinti delle indiane, i foulard con i colori del mondo ho ritrovato, finalmente, il respiro della speranza: quella di chi sa ancora sognare, nonostante le fatiche della vita, i disagi delle malattie, il velo di malinconia di troppe sfortune; quella di chi sta accanto ai malati con le diverse divise della solidarietà e lo fa con abnegazione, con garbo raro, con quella gentilezza che, al tempo della pandemia, ma anche prima è difficile trovare per strada; quella di sacerdoti e suore con la gioia dentro che è così difficile trovare.

È stato un insieme di fotogrammi che, forse raccontano, a modo loro, il mondo che verrà. Un mondo che, sia pure lentamente, esce da una grande paura, quella delle sirene delle ambulanze e dei morti; quella che ha messo in evidenza le nostre fragilità. C’era, in quella coda di persone, un uomo che procedeva su una gamba e non aveva più l’altra, ma una stampella e nessuna protesi. Eppure pregava e lodava con incredibile ottimismo la Madonna. Allora, come molti, ho capito che vale la pena non spegnere mai quella luce, a volte splendente, altre volte fioca che brilla nella notte di ognuno di noi e porta fede e speranza in un mondo che può diventare più giusto, più felice, più “altro”. Sì, c’è chi sa sperare oltre la realtà. Tutti PAPA LUCIANI ci possono provare!

Gian Maria Ricciardi

NP Ottobre 2022

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