Gatti, topi e orchestra

Pubblicato il 10-08-2012

di Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - La tv della fiction e del playback non sa più comunicare le sensazioni irripetibili della musica eseguita dal vivo. Uno dei motivi per cui mi è sempre dispiaciuto crescere è che con il passare del tempo smetti di apprezzare certe cose come i film di Stanlio e Ollio, i dischi dello Zecchino d’Oro e roba simile, anche se ce ne sono altre che, almeno per me, non sono mai passate. I fumetti e i cartoni animati, per esempio: Nick Carter, Alan Ford, Napo Orso Capo con la sua moto, Yoghi e Bubu, Mototopo e Autogatto, Road Runner e Will Coyote, Gatto Silvestro e Speedy Gonzales e tutta la compagnia. Poi, da appassionato di musica quale sono fin da bambino, un posto speciale per me l’hanno sempre avuto Tom e Jerry nella parte del direttore d’orchestra. Che forti un gatto e un topo in tight che sbacchettano con l’aria accigliata del grande e famoso direttore! Troppo simpatici.

Li ho rivisti proprio ieri sera su youtube e mi è tornato in mente il grande evento televisivo di alcune settimane fa, il Sanremo campione di ascolti di Morandi e soci. Tralasciando commenti vari (si è già parlato fin troppo di monologhi, foche, vestiti e tatuaggi) il cartone dei due simpatici animaletti mi ha fatto ritornare in mente proprio il festival con la sua Sanremo Festival Orchestra, nella quale ho riconosciuto, tra gli altri, diversi amici, sia nella buca che sul podio. E partendo da Tom e Jerry vorrei fare un appunto. Non ho contato bene gli elementi dell’orchestra, ma così, a naso, direi che tra sezione classica, ritmica e cori potevano essere almeno 70-80 persone, con strumenti fantastici: oltre agli archi c’erano trombe, tromboni, timpani, corni, tre chitarre, due percussionisti, pianoforte, tastiere, ecc… Insomma veramente una gran bella orchestra. Voi avete un’idea di cosa si può fare con un assieme di quel genere?

Quando si scrive o si arrangia per una compagine simile, si sfruttano solitamente tutti i colori, le sfumature che questa può offrire. Le varie sezioni (archi, legni, ottoni, percussioni, ritmica, pianoforte, cori, ecc.) dialogano tra loro, anche sfruttando idiomi esclusivi (pizzicati, arpeggi, glissati, ecc.), e si alternano a evocare immagini, atmosfere, si uniscono in un forte, si svuotano in un piano, si danno il cambio a incalzare in un crescendo per creare tensione e poi riposo, e così via, con il solo limite dell’immaginazione di chi scrive. Insomma la tavolozza a disposizione è qualcosa di veramente grande. Ma l’unica sera che ho guardato il festival in compagnia di mia moglie, perfino lei (che è piuttosto a digiuno in fatto di musica) mi ha detto: “Sì, ma tutta questa orchestra fa figura e basta, non si sente niente, sembra che suonino solo la batteria il basso e le tastiere; gli altri anche se non ci fossero non farebbero la differenza…”. E in effetti, se ci avete fatto caso, suona di più la Tom e Jerry Philarmonic Orchestra. In televisione, in generale, l’orchestra (almeno la parte classica) fa veramente figura.

È un complemento d’arredo o poco più. Sarei stato curioso di capire se anche dal vivo (nel teatro) la sensazione sarebbe stata la stessa, ma certo da casa tutte le canzoni avevano lo stesso identico suono: quello di una band, più simile al disco. Peccato perché una bella orchestra potrebbe dire veramente altre cose a proposito dello stesso brano. Un caro amico che vive a Londra e frequenta assiduamente la scena musicale/concertistica, mi dice che là, quando un artista famoso si esibisce con l’orchestra, questa suona davvero, e quello che senti non è il disco, ma qualcosa di nuovo, di unico, anche di irripetibile perché viene fatto lì e solo per quell’occasione. È per questo che un’esibizione del genere ha senso, perché sfrutta quei toni, quei colori che solo una grande orchestra può avere, e diventano motivo di interesse, punto di forza artistico. Da noi… no! Almeno in tv, l’orchestra è un elemento della scenografia e basta. Sfondo animato. Oltretutto i musicisti suonano con le cuffie perché attraverso esse viene diffuso il click, il metronomo che tutti devono sentire per suonare in sincrono perfetto con effetti luci/visivi, gobbi, inquadrature e parte della base che viene diffusa tramite un software e un computer. Avete notato che a volte i direttori si sbracciavano con la bacchetta? Avete notato nello stesso istante l’immobilità totale dei musicisti? Che ti sbracci, tanto sta suonando una base! È la legge di certa tv. Fiction, ovvero finzione. Da un certo punto di vista, anche se sono di carta colorata, sono quasi più vivi Tom e Jerry. Peccato, dico io, un’occasione persa. Sono convinto che musica e spettacolo ci guadagnerebbero davvero non poco.

Diapason – Rubrica di Nuovo Progetto

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