Faccio tappezzeria?

Pubblicato il 23-12-2017

di Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - Le origini della musica Ambient. Ma la rivoluzione passa dalle idee.

Come ogni anno il primo vero freddo mi frega. Raffreddore, tosse ma soprattutto mal di gola. Ieri sera ho ingoiato un generoso cucchiaio di miele e guardando in su ho cercato di deglutirlo lentamente in modo da farlo scorrere lungo le pareti del cavo orale. È un rimedio molto semplice che veniva già utilizzato dagli antichi Etruschi. Però...
Ora che ci penso, quanti antichi Etruschi si possono ancora vedere in giro?
Mi sorge un terribile dubbio sull’efficacia dei loro rimedi. In questi casi c’è chi opta per latte caldo e rum. Io sono intollerante al lattosio, però potrei sempre buttarmi sul rum. Rimedio un po’ meno antico ma che mi è già più congeniale. Tuttavia le piantagioni di canna da zucchero non hanno l’aria di essere colture così eque e solidali. Meglio evitare. Ok, decido per Aspirina e un giorno di riposo, sdraiato sul divano col plaid sulle gambe, come mia nonna.

Sdraiato, Coldplay, ah ah! Internet cammina, quindi posso dedicarmi seriamente a Netflix. Ci sono un sacco di film che voglio vedere da un secolo. I primi della lista sono ancora muti e in bianco e nero tanto sono rimasto indietro.
Mi piazzo comodamente, armato di telecomandi, tisana calda e sintonizzo la tv. Ma nell’attesa che il modem si connetta sono catturato dal canale su cui l’apparecchio si è acceso. Ma guarda... Un documentario sugli orsi polari. Riconosco la musichetta che fa da sottofondo alla voce narrante. Opera mia, roba vecchia. Curioso ritrovarla qui, oggi.
Non sono mai stato un drago con la così detta musica Ambient, che va per la maggiore in questo genere di programma. Ambient è un termine che vuol dire tutto e niente. Musica d’ambiente, d’atmosfera, ricca di suoni/effetti naturali, il cui confine con la new age è estremamente labile (quest’ultima ne è considerata un sotto-genere). In generale è una musica dove tono (non inteso come tonalità) e atmosfera contano molto più delle componenti tradizionali della musica, come ritmo, melodia, struttura, testo letterario.

È un genere nato ai primi del 900 che di solito si fa risalire a Erik Satie (1866 – 1925), colui che coniò l’espressione Musique d’Ameublement (musica d’arredamento – talvolta tradotta con “musica da tappezzeria”) per definire lo stile dell’ultima fase della sua produzione (1916 – 1925). In tempi più moderni grandi esponenti dell’Ambient sono, sono stati, John Cage, Philip Glass, Terry Riley, Brian Eno e Paul Horn (il jazzista che ha suonato da solo all’interno del Taj Mahal e della Piramide di Giza). Insomma una schiera illustre di sperimentatori che ha poco a che fare con documentari e orsi, tuttavia persone la cui opera ha contribuito in qualche modo a cambiare alcuni aspetti della nostra esistenza.

Oggi l’Ambient è dappertutto, non solo nei documentari, ma negli aeroporti, negli ascensori, nei supermercati, nei centri commerciali, nelle sale d’attesa, nei media. Come Satie dichiarò, «La Musique d’Ameublement è in sostanza un prodotto industriale. L’abitudine, l’uso, vogliono che si faccia musica in circostanze con le quali la musica non ha niente a che vedere... È una musica dichiaratamente utilitaria». La vera rivoluzione la fanno le idee.
L’intuizione del grande compositore francese ha aperto un mondo così vasto che nessuno lo poteva immaginare. Ma la domanda (per nulla musicale) che oggi mi sorge è questa: io sono tappezzeria o sono il muro che regge la casa? Sono “utilitario” o voglio essere utile? Voglio essere sottofondo o diventare protagonista? Voglio estinguermi come un antico etrusco a causa di un raffreddore o voglio fare della mia vita un capolavoro ineguagliabile come alcune opere di Satie? Eh, mi sa che i film dovranno aspettare ancora un po’.

Mauro Tabasso
DIAPASON
Rubrica di NUOVO PROGETTO
Dicembre 2017

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