E se una radio è libera, ma libera veramente ?

Pubblicato il 20-10-2012

di Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - E se una radio è libera, ma libera veramente ? (NP Febbraio 2002)


Amo la radio perché arriva dalla gente entra nelle case, ti parla direttamente. E se una radio è libera, ma libera veramente mi piace anche di più perché libera la mente.”. Eugenio Finardi
Ricordo che molti dei miei coetanei cantavano questa storica canzone (1976) di Eugenio Finardi, una canzone che all’epoca era decisamente in contro tendenza. Erano anni in cui la vera regina del salotto di casa era la televisione, che fin dalla sua nascita, negli anni 50, aveva cominciato prima lentamente, poi di forza, a scalzarla dalla sua posizione. In quegli anni furono trasmissioni come “Alto gradimento” (firmata Arbore & Boncompagni – andata in onda per 10 anni di fila a partire dal 7 luglio 1970) a tenere saldamente la posizione, resistendo fino alla diffusione dell’autoradio, accessorio che diede nuova linfa vitale alla prodigiosa all’invenzione di Marconi.
In tempi più recenti è stata la rete telematica, Internet, a vibrare colpi mortali, ma ancora una volta la cara vecchia radio ha giocato d’astuzia facendo sua l’ennesima arma letale, appropriandosi della rete e sfruttandola per ampliare il suo bacino d’utenza.
Sono già centinaia le stazioni che trasmettono esclusivamente via computer, e una di loro rischia di passare alla storia quasi alla stregua di Radio Londra, simbolo per antonomasia della libertà della radio stessa: si tratta dell’emittente B92 di Belgrado, unica stazione a beffarsi delle censure imposte dall’allora dittatore Milosevic.
Oggi tutti i più importanti network sono regolarmente dotati di veri e propri portali web, attraverso i quali, oltre ad ascoltare l’emittente, il pubblico può interagire con essa e usufruire di numerosi servizi (ultime notizie, previsioni del tempo, ecc.). Radio
Oggi, complice la disarmante mancanza di idee della TV, la radio sta vivendo una seconda giovinezza, e in attesa dell’avvento del DAB (Digital Audio Broadcasting - la radio digitale già in sperimentazione in alcuni paesi europei) (n.d.r questo articolo è del 2002) che permetterà di ampliare le frequenze disponibili (e di conseguenza le concessioni), si contano in oltre 35 milioni gli italiani che ogni giorno la ascoltano in un modo o nell’altro (primo posto negli ascolti per le emittenti statali – oltre 8 milioni per Radiouno e oltre 5 per Radiodue; segue Radio Deejay con quasi 4, e a ruota le altre).
Ma che dire delle trasmissioni ? Anche qui come per la TV, la mancanza di idee è spesso disarmante. La maggior parte delle stazioni non fanno altro che riempire il silenzio e l’assenza di immagini con chiacchiere e musica (entrambe di livello spesso discutibile). A volte capita di cambiare stazione e sentire nuove chiacchiere ma sempre le solite stesse 10 o 15 canzoni. Come si spiega ?
Con tutta la musica che c’è... Ma  a pensarci bene, ecco la spiegazione: molti network nazionali sono di fatto delle società di capitale i cui azionisti di maggioranza sono proprio le grandi case dell’editoria musicale e della discografia, le così dette Majors, cioè coloro che hanno interesse a vendere certa musica piuttosto che altra.
Per fare ciò, si servono ovviamente della radio come canale privilegiato per diffonderla. Ma c’è di più. Anche se l’editoria impone le sue scelte, in ogni radio esiste un Direttore Artistico che è il responsabile ultimo di ciò che di musicale viene trasmesso. A costui è concesso di “derogare” entro certi limiti, al fine di migliorare gli ascolti che vengono continuamente monitorati. Così tutte rincorrono la stazione che in quel momento fa più audience, programmando grosso modo la stessa musica, per fare in modo che gli spazi pubblicitari tengano il mercato e garantiscano introiti costanti alla società di gestione. Ecco perché ascoltiamo la stessa musica dappertutto.
RadioChe fare ? Diversi numeri fa, vi avevo consigliato di spegnere la televisione. Non posso consigliarvi di spegnere anche la radio, perché in fondo sono d’accordo con Finardi. Occhio però alla stazione: vi assicuro che c’è ancora chi fa delle idee, della volontà di comunicare e (per nostra fortuna) talvolta della musica le armi vincenti. Chiedetelo all’Auditel...…
Ma dategli tempo. Vedrete che gli passerà.


DIAPASON – Rubrica di Nuovo Progetto

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