CRISTINA DONÀ: Se hai qualche cosa da dire… taci.

Pubblicato il 12-09-2011

di Mauro Tabasso


Già, perché come ha detto qualche grande saggio: “Solo il silenzio è chiaro e forte”. Cristina Donà fa la cantautrice, e di cose da dire ne ha davvero, ma è il modo in cui le dice che mi colpisce. Senza strillare, nel silenzio, nella pacatezza, nell’autocontrollo che hanno quelle persone che hanno raggiunto un certo grado di conoscenza di sè, o almeno ci stanno provando. E non sentono la necessità di fare tanto chiasso (né umanamente, né artisticamente) per farsi notare dal mondo. Eccovi il resoconto di una lunga chiacchierata che abbiamo fatto qualche giorno fa.

a cura di Mauro Tabasso

 

Sei l’artista italiana più anglosassone, più internazionale che il nostro panorama offra, e ammiro la schiettezza che dimostri nella scelta dei suoni e negli arrangiamenti.
Il mio back-ground musicale è soprattutto legato alla musica americana e a quella inglese, che poi rappresentano due scuole molto diverse.

In che cosa le reputi diverse?
Beh, nei suoni, nell’approccio. La musica americana è molto più legata al rock, al blues. In quella inglese la predominanza è pop, ma ci sarebbe bisogno di parlarne per ore e non credo di poterti dire cose che già non sai.

Dove ti ispiri?
Seguo essenzialmente il mio istinto. Raramente penso di voler riprodurre uno stile e non ho la cultura di un critico musicale per poterli vagliare tutti. Davide, mio marito, che ha lavorato come giornalista per anni, mi ha fatto scoprire tantissimi artisti del panorama internazionale, e mi ha sempre guidata negli ascolti, ma lo scopo di quegli ascolti è sempre stato di convogliarli nel mio stile. L’unico proposito che avevo, e che ho, è di fare qualcosa che alle mie orecchie suoni nuovo o per lo meno interessante e fondamentale è stato l’apporto dei produttori che mi hanno seguita: Manuel Angelli e Davey Ray Moor. Comunque di “nuovo” nella mia musica c‘è ben poco, ma un po’ di presunzione è giusto averla, una presunzione non superba ma dinamica e positiva, altrimenti ci fermeremmo, dando per scontato che è già stato tutto scritto. Quando ho iniziato ero un po’ stufa di ascoltare alla radio le solite cose: amore, cuore… a livello femminile eravamo un po’ carenti di autrici interessanti che potessero rappresentare un punto di riferimento.

… per che motivo secondo te questo?
Credo dipenda molto dal fatto che nella musica classica, che ha predominato storicamente in Italia, gli autori fossero soprattutto uomini. Anche negli Stati Uniti la figura femminile nella musica pop – rock non è nata immediatamente, però già ai tempi dei cantautori blues qualche figura come Bessy Smith oltre ad interpretare componeva. Adesso anche in Italia si stanno creando gli spazi, ma fino agli anni ’60-‘70 all’ industria discografica non interessava produrre una cantautrice, forse perché si riteneva che a livello di marketing non avrebbe funzionato. Non posso credere che non ci fosse veramente nessuno. Quando ho iniziato a comporre, ci ho messo molto per trovare una mia strada; ancora adesso sono sempre combattuta e questo conflitto è una costante della mia parte creativa.

Oltre alla musica hai fatto altro in ambito artistico?
Per me la musica e il canto sono sempre stati una cosa magica. Nonostante ciò mi sono dedicata loro in modo serio solo a 25 anni compiuti. Forse proprio per questa nostra brutta “abitudine italiana” del non dare molto credito al musicista in genere. Si sa che quando qualcuno ti chiede: “Che lavoro fai ?”, se dici “Il musicista” la risposta è sempre la solita: “Ah sì? e dopo? Ma di lavoro?”.Ancora adesso è così. Perciò non davo per scontato che avrei intrapreso questa carriera. Prima ho lavorato in scenografia: il mio sogno era lavorare come scenografa nei video-clip, anche se i video-clip italiani sono prodotti un po’ “al risparmio” . Credo che fosse un modo inconscio di unire la musica all’immagine.

Domanda indiscreta: adesso fai solo musica, sei una professionista? Nel senso che a volte anche ad alti livelli se sei sposata e hai dei figli non guadagni abbastanza per vivere…
Io ho rinunciato finora… ho trentotto anni e ho sempre dato la priorità al mio lavoro: un po’ mi dispiace, ma se tornassi indietro lo rifarei. Quando ho pubblicato il mio primo album ho trovato davvero la mia strada: poter scrivere delle canzoni e cantarle con la mia voce, le mie parole, è stato bellissimo. Fu così forte l’emozione che non ho pensato neanche per un attimo di abbandonare.
Ho seguito il mio istinto e i consigli di Davide, che mi ha indirizzata nella scelta dei produttori. Conoscevo già da qualche anno Manuel, produttore dei miei primi due dischi, ma è stato Davide che mi ha detto: “Secondo me è la persona giusta”. A me piaceva molto quello che faceva. Le particolarità dei suoni dei miei dischi sono merito dei produttori.

Chi apprezzi tra le tue colleghe italiane?
Credo che la Consoli sia molto brava e che quello che ha raggiunto sia stra-meritato. L’apprezzo molto di più dal vivo che su disco. Benché riconosca che ha indubbiamente creato un marchio di fabbrica, in Italia, quell’uso della voce non mi piace sempre. Comunque è il suo stile, e avere uno stile è sempre un vantaggio.
Adoro Ginevra Di Marco. Lubjan, una cantante ancora sconosciuta, ha grandissime qualità di compositrice e di cantante: scrive in inglese e fa pop “semplicissimo”, fra virgolette perché fare del pop confezionato bene, che scorra, è affare di chi se ne intende. E lei in questo è bravissima. L’Aura ha una voce straordinaria, come del resto Petra Magoni.
Io sono molto legata alla parte vocale, e quindi mi piace ascoltare lo strumento “voce”. A volte vengo presa da invidia, quella sana che mi fa venire la voglia di migliorare. Studio canto e adesso vorrei anche iscrivermi ad una scuola di musica per ampliare le mie nozioni. Chissà.

Hai dei programmi, dei progetti?
L’idea è quella di far uscire un nuovo album per l’anno prossimo e ho in mente un piccolo tour che farò in primavera da sola: avevo voglia di riappropriarmi delle mie origini e non volevo rimanere ferma fino al prossimo album. Quando nei concerti con la band arriva il momento del solo- chitarra-voce o piano e voce, perché ogni tanto scrivo dei brani al piano che mi piace riproporre dal vivo, per l’orrore dei pianisti - è sempre un momento molto intenso. Così mi sono detta: perché non fare una decina di date in posti piccoli, teatri, piccoli teatri? Appena ho definito il calendario inserirò le date sul mio sito.

Qual è il lato del tuo carattere che preferisci e quello che odi di più?
Potrebbero coincidere. Parto dalla cosa che sopporto meno, quella che mi fa stare più male, che è la paura delle novità. Poi mi ci butto, per carità, ma al momento le vivo sempre come qualcosa di “contrario” alla mia natura. Vale anche per le piccole cose: c’è sempre dell’ansia. Allo stesso tempo credo che quella tipologia di ansia mi attragga perché è proprio da lì che parte la spinta per vivere il cambiamento. Dentro quel nocciolo di paure, probabilmente, ci sono tante sfumature che cerco di elaborare e che diventano a poco a poco lo stimolo per le mie attività. Il momento bello è il superamento della paura. Detesto i “blocchi” ma mi dà soddisfazione riuscire a superarli e mi piace scoprire in me questa caparbietà.

Tu lavori molto su te stessa?
Ci provo…
Fino a qualche anno fa essenzialmente improvvisavo, poi ho incominciato a fare yoga, ed ho trovato un’insegnate meravigliosa che mi dà molti di suggerimenti. Sono cose che puoi cogliere durante le lezioni, ma principalmente le metti in pratica fuori. Mi piace molto lo stimolo all’osservazione dall’esterno di noi stessi. Un esercizio difficile ma interessante. Come mi piacciono le interviste: arrivano sempre delle idee, dei suggerimenti anche da parte degli interlocutori.

Poco fa sentivo in un’intervista Ligabue, che diceva di ammirare molto le donne perché hanno una marcia in più. Tu che ne pensi?
Io non sono una femminista. Credo che ci siano dei ruoli, se esistono un maschio e una femmina è perché deve esserci un senso nella combinazione dei due sessi. La donna, per una questione fisica, chimica, di compiti nella vita, penso abbia sviluppato una serie di meccanismi naturali, che poi possono essere gestiti più o meno bene (le parti isteriche sono un grande danno). Proprio per questo è innegabile che ci siano tante le sfumature all’interno dell’essere femminile. Nell’essere maschile penso ce ne siano meno, ma questo non è un difetto dell’uomo, è che l’uomo ha un ruolo diverso. Se avesse le stesse sfumature della donna perderebbe i suoi connotati… sarebbe una donna.
Secondo me per vivere bene nei rapporti tra i due sessi è importante imparare a conoscere queste diversità necessarie.

Che rapporto hai con le femministe?
Non sono un’estremista, sono nata il 23 settembre, il giorno dell’equinozio, quando la terra è divisa in due parti uguali dalla luce e dall’ombra. Il mio rapporto con gli uomini è ottimo, forse è anche per questo. Ho avuto, e ho ancora, un padre meraviglioso.

Tu credi in un dio? Credi in qualche cosa?
Probabilmente all’interno delle varie religioni c’è un concetto comune, che viene chiamato con diversi nomi a seconda dell’appartenenza. Io credo in qualche cosa, ma sto ancora cercando… Comunque credo in una energia superiore, in un’ intelligenza superiore, in un qualcosa al quale fare riferimento. Non mi sono ancora spiegata, però, se questa “Cosa” esista a prescindere da noi o se è l’uomo che ha bisogno di sicurezza, perché altrimenti la parte dolorosa dell’esistenza sarebbe davvero insopportabile. Gli atei hanno veramente vita dura. Non amo molto l’istituzione della “Chiesa Cattolica”, ci trovo delle contraddizioni che non riesco a superare.

Che dire… effettivamente anch’io all’interno della Chiesa ho conosciuto alcune delle persone più brutte che ho incontrato e alcune di quelle più belle.
Certo, i massimi rappresentanti dovrebbero rispecchiare quella che è la filosofia… Credo ci sia un detto buddista in cui il maestro dice: “Fate quello che dico ma non quello che faccio”…
Comunque sono alla ricerca e sicuramente le preghiera, la meditazione sono due cose che hanno una magia, una forza dentro notevoli. Questo mi dà molto da pensare, perché esistono da millenni e hanno un significato molto profondo per l’uomo. Capisco che ci sia qualcosa, ma come ti dicevo non ho ancora capito se è l’uomo che si è creato tutto questo per arginare il dolore, o se esiste veramente qualcos’altro. Preferisco pensare alla prima ipotesi, mi fa stare meglio.

Cristina: musica sensazioni, passioni, fede. La chiacchierata, sono certo, vi ha sorpreso come ha sorpreso me…

a cura di Mauro Tabasso
da Nuovo Progetto marzo 2006
Link
www.cristina-dona.com

 

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