Coraggio

Pubblicato il 29-10-2023

di Renzo Agasso

Mai mancò il coraggio a Luigi Bettazzi. Per tutta la sua lunga vita, conclusa quattro mesi prima di compiere cent’anni. Il coraggio evangelico del «sì sì, no no». Dello schierarsi, dell’esporsi, del pronunciarsi. L’hanno via via definito vescovo rosso, vescovo scomodo, vescovo di frontiera.

Veneto di Treviso, classe 1923, si trasferisce presto a Bologna, la città della mamma. E lì diventa prete il 4 agosto 1946. Seguendo poi la solita trafila dei giovani sacerdoti culturalmente più vivaci, insegnamento, movimenti giovanili, universitari cattolici. Il 10 agosto 1963 – a Concilio in corso – Paolo VI, appena succeduto a Giovanni XXIII, lo nomina vescovo ausiliare di Bologna, venendo ordinato dal pastore di quella diocesi, il cardinale Giacomo Lercaro. Il giovane vescovo segue il suo arcivescovo a Roma, prendendo parte a tre sessioni conciliari, respirando quell’aria fresca di novità e rinnovamento che agita i pensieri e le parole dei cattolici in tutto il mondo. E del Concilio Luigi Bettazzi continuerà a narrare per tutta la sua esistenza, ultimo vescovo italiano ad avervi preso parte.

A gennaio del ’67 prende la guida della diocesi piemontese di Ivrea, e non se ne allontanerà più, nemmeno da emerito. Per trentadue anni ne sarà il pastore, superandone ben presto i confini – assai angusti per la sua missione – per essere presente e protagonista, in parole e opere, della storia d’Italia, oltre che della Chiesa italiana.

Prende posizione, si schiera, parla e denuncia “a tempo e fuor di tempo”, secondo lo stile evangelico dell’apostolo Paolo. Innumerevoli le iniziative, legate soprattutto al suo ruolo di presidente nazionale – e poi internazionale – di Pax Christi, il movimento pacifista cattolico. Lì incrocerà i suoi giorni e le sue ansie in battaglie comuni con un altro grande pastore di una piccola diocesi, monsignor (“don”) Tonino Bello, pastore di Molfetta-Terlizzi-Giovinazzo-Ruvo, oggi venerabile, sulla via della santità.
Bettazzi si offre – con altri due vescovi, Clemente Riva e Alberto Ablondi – di prendere il posto di Aldo Moro prigioniero delle Brigate Rosse. Scrive al segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer una lunga lettera pubblica, nel tentativo – assai criticato nella Chiesa – di trovare punti di convergenza tra i cattolici e l’ideologia comunista.

Pace, ecumenismo, poveri, Concilio i suoi quattro punti cardinali di vescovo scomodo. Testimoniati sempre, “a tempo e fuor di tempo”, modello san Paolo.


Renzo Agasso
Np agosto / settembre 2023

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok