Come in una famiglia

Pubblicato il 18-03-2013

di Redazione Sermig

a cura della Redazione - L’economia della restituzione per andare oltre la filantropia, la solidarietà e la gratuità.

Il bilancio del Sermig è pubblico e trasparente, come i criteri con cui sono state scelte le voci del bilancio e le modalità di valutazione. Se il fatturato nel corso degli anni è aumentato è aumentato in modo impressionante è anche perché nessuno si pone l’obiettivo di arricchirsi, di usare la solidarietà per far carriera in politica, di conquistare potere o fama. Ci troviamo all’interno di un sistema economico in cui tutti vivono la restituzione e la convinzione di non sentirsi estranei, anzi di sentirsi – componenti del Sermig, volontari, beneficiari e beneficiati – come in una famiglia, di instaurare relazioni umane e di camminare insieme almeno per alcuni tratti della vita. Il Sermig è realisticamente un’impresa che non ha come obiettivo il profitto, ma uno stile di vita, basato sulla restituzione, sulla dignità, sulla fraternità, sull’accoglienza, sulla speranza.

Una cultura che inventa continuamente nuove occasioni per realizzare sviluppo, consolidare relazioni di fiducia e stima reciproca, che mette al centro del proprio impegno le nuove generazioni. Chi è in difficoltà non si sente escluso da un progetto che lo chiama ad assumersi responsabilità e a farlo sentire capace di relazionarsi con gli altri in termini di restituzione. Un’economia un po’ particolare perché trasferisce risorse da chi le possiede a chi ne necessita per avviare un cammino di crescita e di sviluppo. Schematizzando: il soggetto A porta, come atto di generosità, solidarietà, gratuità alimenti, indumenti, denaro e altro affinché il dono arrivi, attraverso un progetto, al soggetto B che è in una situazione di difficoltà. Entra in gioco la fiducia, e quindi la credibilità per ottenerla. Siccome l’assistenzialismo toglie dignità alle persone, si stimola la coscienza di B perché passi dal tutto è dovuto alla condivisione per essere utile ad altri. La speranza è che si inneschi un processo moltiplicatore in cui i poveri aiutano altri poveri, perché “nessun uomo è così povero da non aver nulla da portare, nessun uomo è così ricco da non aver nulla da ricevere” (Helder Camara).

Apriamo la documentazione del Sermig e mettiamo il naso su due tra i tanti progetti. Siamo in Romania, a Baia Mare, dove da anni il Sermig collabora con le iniziative dei padri Somaschi. Per dare aiuto alle donne maltrattate e scappate di casa è nato il progetto Viorika finalizzato a creare occupazione con il trasferimento degli indumenti che il Sermig riceve. Selezionati, puliti e riassettati, entrano in un circuito di vendita. Nella logica della restituzione buona parte del profitto è destinato alle opere caritative dei padri Somaschi, tra le quali l’aiuto settimanale a 300 famiglie povere e il mantenimento di circa 100 ragazzi di strada accolti dalla comunità di Baia Mare. Una notizia importante. Quest’anno il progetto Viorika ha permesso di finanziare tutte queste attività. Il valore aggiunto di questo progetto è che indumenti e altri beni donati al Sermig, se riutilizzabili, non finiscono in circuiti speculativi, ma producono lavoro e sviluppo nel mondo della solidarietà.

Spostiamoci ora nel pinerolese. Prendendo il nome dal diacono che era stato incaricato dagli apostoli ad occuparsi del servizio delle mense, il progetto Santo Stefano nasce dalla convenienza del condividere insieme risorse, energie e metodi da parte di enti pubblici, religiosi e privati che cercano di soccorrere chi è in difficoltà e non arriva a fine mese. L’idea di fondo è quella di non dare semplicemente un’assistenza reiterata, ma di coinvolgere le persone in un processo in cui siano parte attiva. Anzitutto si cerca di reinserirle nel mondo del lavoro perché possano in breve tempo raggiungere l’autonomia. Dove non sia possibile, si propone a chi riceve l’aiuto di non restare passivo, ma di rimettersi in circolo donando a sua volta tempo, capacità… ad altri che come loro sono in ristrettezze. Questa modalità di intervento fa capire che il dono, qualunque esso sia, deve essere rispettato. In questo modo ognuno mantiene la propria dignità. Per eliminare la povertà è importante aiutare ad aiutarsi.
Queste due esperienze di produzione, sia di beni che di servizi, sono emblematiche di un’economia capace di innescare relazioni di reciprocità, di stima, di simpatia. È un essere famiglia per fare famiglia: ognuno è capace di ascoltare e di vedere, è pronto ad aiutare l’altro a educarsi e a realizzarsi, è attento perché non manchi e non si sperperi nulla. Ed è un fare famiglia non solo all’interno del proprio gruppo, della propria società, ma proiettato a circondare con un unico abbraccio il mondo intero. 

 

Speciale – PER DIVIDENDO LA FRATERNITÀ 1 / 6

L’uomo e la sua dignità al centro: l’unica via di uscita dalla crisi economica. Donne e uomini capaci di relazioni, di dialogo, di incontro. Disponibili a mettersi nei panni degli altri, a diventare custodi, a non lasciare nessuno indietro. Nel piccolo come nel grande. La logica del dono diventa stile di vita e modello economico per costruire una società realmente fraterna.

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