Blaszczykowski: fuggire dal passato

Pubblicato il 31-05-2013

di Carlo Nesti

di Carlo Nesti - La Bibbia ci spiega subito chi siamo: "Allora il Signore vide che la malvagità dell'uomo era grande sulla terra e che ogni progetto concepito dal suo cuore non era rivolto ad altro che al male tutto il giorno: di conseguenza il Signore si pentì aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo" (Gn 6,5).

Chissà quante volte Jakub Błaszczykowski, capitano della Nazionale polacca, e trascinatore del Borussia Dortmund, ha letto e riletto, anche mentalmente, la Genesi! Lui che, all’età di 11 anni, vide il padre Zygmunt uccidere a coltellate la madre Anna: una immagine, purtroppo, impossibile da “resettare”.
Per fortuna, l’uomo non è solo questo. Anzi: ci sono uomini meravigliosi, che hanno saputo proprio risorgere dal fango, diventando Santi. Pensate a San Paolo, che fu assassino, prima di Damasco. Pensate a San Francesco, che fu gaudente, prima di Perugia. Pensate a Sant’Agostino, che fu peccaminoso, prima di Ambrogio. Ma, dinanzi alla parola “mamma”, che anche foneticamente è una delle cose più belle che esistono, come poteva essere l’”Abbah” (papà) del “Padre Nostro”, insegnatoci di Gesù, è difficile ragionare. La “mamma” è la “mamma”, e basta, e la sconvolgente idea di vederla soppressa, con violenza, da una padre, è insopportabile.

Eppure Jakub, per tutti i suoi tifosi “Kuba”, non ha disprezzato la vita, il mondo e se stesso, come a tanti altri sarebbe capitato. Lo hanno sostenuto la fede, lo zio Jerzy, pure lui ex capitano della Polonia, e la nonna Felicja. E ogni gol è stato un’occasione, per dedicare la gioia a mamma Anna. Il padre, ormai uscito dal carcere, è morto poco prima dell’inizio degli Europei di calcio. No: non è riuscito a perdonarlo. Non è riuscito in ciò che ci chiede Gesù, dinanzi a qualsiasi dolore.

Ma non mi permetterei mai di aggiungere una sola considerazione personale a questo dato di fatto. Per quasi 37 anni, un connazionale, un certo Karol Józef Wojtyła, ci ha spiegato anche di che “pasta” sanno essere i polacchi. Nessun paragone, per carità, ma ammirazione per gente abituata a “portare croci”. Tutte le consonanti del cognome Błaszczykowski ci scoraggiano. “Kuba”, semplicemente, ci incoraggia.

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