Batte ancora?

Pubblicato il 11-04-2023

di Marco Grossetti

Chiudo gli occhi e penso a voi. A quanto freddo dentro quella casa, al gelo che scende sopra un piccolo cuore quando è buio, alla bufera a cui è esposto senza nessuna protezione, al conto infinito di abbandoni e mancanze, assenze e dimenticanze, al tempo perduto per sempre dei balocchi e delle coccole, a piccole vite saccheggiate dal destino e dalle circostanze della loro spensieratezza e felicità. Ad una casa andata a fuoco nella notte, alla puzza di cacca, a vestiti pieni di macchie, giocattoli rotti e piatti sporchi, alla confusione in cui avete imparato a fare i primi passi e pronunciato le prime parole, ora che diventate grandi abbastanza da fare conoscenza di quello che succede anche nelle altre vite.

Uno sguardo arrabbiato nasconde un letto a due piazze che ospita ogni notte almeno il doppio degli aventi diritto, uno sgabuzzino diventato – per non fare mancare nulla – stanza di ospiti indesiderati, un campanello che suona a vuoto come il telefono di mamma per ore, senza rimandare indietro nessun segnale di vita. È ora di cena, ma non c'è niente di caldo sulla tavola per i commensali, manca il profumo di buono nell’aria, mancano braccia aperte e parole dolci ad accogliere i piccoli abitanti che fanno ritorno quando è già buio, il cuore pieno di vergogna e un'unica domanda che si ripete in loop, nella testa: almeno questa sera, almeno questa volta, risponderà qualcuno?

Le mani dentro le tasche, il cappuccio sopra la testa e lo sguardo basso verso terra con la sola speranza di non incontrare facce amiche che ti possano chiedere dove stai andando, perché sei da solo, dove si trova mamma, anche a quest'ora lavora ancora papà? Vivi in incognito in un mondo al contrario dove i piccoli ricordano ai grandi quello che è necessario sapere, le coincidenze con appuntamenti speciali, il giorno delle gite e delle partite, prendi confidenza con sveglie, orologi e calendari perché devi sapere dove e quando, devi ricordarlo e non arrivare tardi, riuscendo a non chiudere occhio oppure ad aprirlo in tempo, costretto a farcela da solo, mentre i tuoi fratellini imparano da te, ad organizzarsi la vita per non odiarla.

Chiudo gli occhi e mi metto anche io il cappuccio sulla testa, assaggio un pezzo di freddo e mi perdo in un angolo di buio, alzo lo sguardo verso il cielo, ma mi viene più naturale pochi secondi dopo rivolgerlo nello stesso posto dove guardate voi, giù verso il basso, troppo grande il peso che portate nel cuore. I gesti di abbandono sono entrati nella triste dimensione dell’ordinarietà, tutti attorno a voi sono stati sopraffatti dall'abitudine alla non curanza che non fa considerare più nessun accadimento ingiustizia o emergenza: se la porta è chiusa si passa dalla finestra, non c'è contatto con la biancheria pulita che sa di nuovo, il vestito è lo stesso di ieri, ieri e ancora ieri, caldaia e lavatrice possono stare rotte per mesi.

Saluto e nessuno risponde, il portoncino sulla strada si chiude lentamente cigolando. Vedo un bambino sparire nel buio. Penso a quanta solitudine stia sopportando quel piccolo cuore. Riuscirà a battere ancora domani, senza nessuno che lo aspetta, nessuno che lo guarda, nessuno che lo ama?


Marco Grossetti
NP gennaio 2023

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